Il rapper sud coreano promuove il suo primo album solista in Spagna e riflette sul prezzo da pagare per il successo nel K-pop, la storia del suo paese e collezionare opere d'arte.
Kim Namjoon (Seoul, 1994) sembra genuinamente sorpreso dopo che un gruppo di fan lo ha riconosciuto qualche giorno fa per le strade di Bilbao. "Probabilmente penserai che forse in città piccole, dall'altra parte del mondo, si possa passare inosservati…", dice il rapper, conosciuto come RM o per meglio dire il leader dei BTS, la boy band che in dieci frenetici anni ha battuto ogni record nel panorama dell'industria musicale globale, Bilbao inclusa.
La scorsa estate, i sette membri hanno annunciato una pausa per cimentarsi in progetti solisti e prestare l'obbligatorio servizio militare in Corea. I loro fan, gli ARMY, 72 milioni solo su Instagram, stanno aspettando con ansia la loro reunion prevista per il 2025. RM assicura che la sta attendendo con ansia anche lui.
È venuto in Spagna per promuovere il suo album, "Indigo" (rilasciato a dicembre 2022) e per visitare il Museo Guggenheim, il Museo Thyssen e il Museo del Prado, la Fondazione Picasso a Barcellona…"Ho visto diversi dipinti di Goya e El Greco ha attirato la mia
attenzione, ma preferisco 'Las Minas' (dipinto di Diego Velázquez)", ha detto il rapper. La
prima traccia dell'album di questo collezionista amatoriale è chiamata "Yun", in onore del pittore astrattista Yun Hyong-keun. "Lo chiamano il Rothko (pittore statunitense spesso categorizzato come espressionista astratto) asiatico, ma ciò che mi interessa della sua vita è
che ha: patito l'invasione giapponese, la guerra, è stato torturato dal governo, ma non ha mai mollato. Nelle sue opere percepisco rabbia, tristezza, complessità e bellezza…"
Domanda: "La traccia si apre con i versi 'Fanculo chi detta la moda, farò tornare indietro il tempo. Il tempo indietro, all’epoca in cui avevo 9 anni. Il tempo in cui c’erano solo i buoni e i cattivi. Sento che il me di allora era più umano'. Questo successo stratosferico deumanizza gli artisti K-Pop?"
Risposta: "Si comincia la carriera in gruppo davvero giovani. Non c'è molto tempo per essere un individuo, ma questo è ciò che fa brillare il K-Pop: persone davvero giovani che allo stesso tempo ce la mettono davvero tutta…si crea una grinta che puoi avere solo durante i tuoi vent'anni. Si combatte giorno e notte per perfezionare coreografie, video, musica e poi c'è un'esplosione, un Big Bang. Tra i venti e i trent'anni abbiamo investito tutte le nostre energie nei BTS. Si ottiene successo, amore, influenza, potere e dopo? La radice rimane: la musica…quale era la domanda?"
Domanda: "Il sistema deumanizza?"
Risposta: "Alla mia agenzia non piace come rispondo a questa domanda, perchè in parte lo ammetto, e poi i giornalisti si mettono le mani nei capelli dicendo 'è un sistema terribile,
distrugge persone così giovani!'. Ma ciò, in parte, è cosa rende così speciale quest'industria. Le cose sono migliorate molto, in termini contrattuali, di soldi ed educazione. Ora ci sono insegnanti, psicologi…"
Domanda: "Le agenzie coreane formano i loro artisti per anni, hai vissuto con tuoi coetanei
dai 16 ai 19 anni prima di debuttare nei BTS. Cosa ne pensavano i tuoi genitori?"
Risposta: "Mia madre ha passato due anni a dirmi 'Torna a scuola, eri così bravo, vai per la
tua strada, inizia l'università, rendi la musica un hobby!...' ma non si poteva tornare indietro."
Domanda: "La più grande lezione dal periodo in cui eri un trainee?"
Risposta: "Ballare. Ero negato"
Domanda: "E cosa hai perso essendo un trainee?"
Risposta: "La vita universitaria"
Domanda: "Questa devozione nei confronti della gioventù, la perfezione, la super attività nel K-Pop…sono tratti della cultura coreana?"
Risposta: "Le persone in Occidente proprio non capiscono. La Corea è un Paese che è stato invaso, devastato, spezzato in due. Già solo settant'anni fa non c'era niente. Ottenevamo aiuti dal Fondo Monetario Internazionale e dalle Nazioni Unite. Ma ora gli occhi di tutto il mondo sono puntati sulla Corea. Come è possibile, come è successo? Perché la gente si sta fottutamente impegnando per migliorarsi. Tu, persona che vive in Francia, negli UK, paesi che hanno colonizzato per secoli, vieni da me a dirmi: 'Oddio, vi mettete troppa pressione addosso, la vita in Corea è così stressante!'. Bhè, sì. È così che si ottengono risultati. Ed è anche parte di ciò che rende il K-Pop così accattivante. Anche se, ovviamente, ci sono dei lati oscuri, tutto ciò che avviene in tempi troppo veloci e troppo intensi ha degli
effetti collaterali."
Domanda: "Qual è il più grande pregiudizio verso il K-Pop?"
Risposta: "Che è pre-fabbricato"
Domanda: "Come sarebbe la tua carriera se si fosse sviluppata in un circuito alternativo o in
un altro Paese?"
Risposta: "Penso spesso al multiverso e la lezione di Doctor Strange è sempre la stessa: la tua versione dell'universo è la migliore possibile, non pensare ad altre. Non c'è niente di meglio che essere un membro dei BTS"
Domanda: "Hai mai immaginato questa versione?"
Risposta: "Assolutamente no. Il mio sogno non era essere un idol K-Pop. Volevo diventare un
rapper, ed in primis, un poeta"
Domanda: "Tra le tue influenze ci sono rapper come Nas, Eminem, gruppi come i Radiohead
ed i Portishead, ma non hai mai menzionato boy band"
Risposta: "Anche i Beatles erano definiti una boy band…non ci sto paragonando, loro sono i fondatori di tutto questo. Ma penso che tu intenda gruppi come i NSYNC o i New Kids On The Block: band di cui mi piaceva davvero la loro musica pop, anche se non ero un super
fan…cosa mi attirò fu il rap: ritmo più poesia"
Domanda: "Dici di essere geloso di chi ammiri, un esempio?"
Risposta: "Sempre Kendrick Lamar. E Pharrell Williams. È una leggenda vivente. Lo vorrei
essere anche io, forse in futuro. Per questo non dipingo: sarebbe esagerato essere gelosi di Picasso o Monet."
Domanda: "Sei un collezionista, come scegli le opere d'arte?"
Risposta: "Sono un collezionista da quattro anni ma ho spesso cambiato. Mi concentro
sull'arte coreana del XX secolo, ma non sono Getty o Rockefeller…"
Domanda: "Non lo fai per investire?"
Risposta: "Ti garantisco di no. Se avessi voluto investire avrei comprato opere di artisti neri,
opere di donne, opere di artisti indonesiani emergenti…il mio obiettivo è quello di aprire tra circa dieci anni un piccolo spazio espositivo perchè credo che Seoul ha bisogno di un'area dal gusto giovanile ma rispettosa dell'eredità coreana in cui vorrei portare anche artisti come Roni Horn, Antony Gormley o Morandi."
Domanda: "Hai sempre desiderato diventare un collezionista?"
Risposta: "Ho collezionato giocattoli, macchinine o statuine di Takashi Murakami, poi vestiti vintage, poi mobili. Amo Charlotte Perriand e Pierre Jeanneret (architetti), ma il mio preferito è George Nakashima (falegname ed architetto)."
Domanda: "Nel tuo album ci sono canzoni di diversi generi, alcuni critici dicono sia
incoerente, altri dicono sia versatile…"
Risposta: "Credo che la parola 'genere' sparirà tra qualche decennio. R&B, Hyper Pop,
Jersey Club, UK Drill, Chicago Drill, K-Pop, non significano niente! La musica è un accumulo
di frequenze che mette le persone in un determinato stato d'animo."
Domanda: "Sei stanco dell'etichetta K-?"
Risposta: "Ci si potrebbe stancare di Spotify che ci cataloga tutti come K-Pop, ma funziona. È un'etichetta premium, la garanzia per cui i nostri avi hanno lottato"
Domanda: "Il tuo album ha visto collaborare artisti come Anderson .Paak, Youjeen o l'esclusiva Erykah Badu, come hai fatto a convincerla?"
Risposta: "Conosceva i BTS perchè sua figlia è una fan, ma non è stato sufficiente. Ho dovuto persuaderla. Le ho mandato un messaggio con la storia di Yun per spiegarle perché
avessi bisogno della sua 'saggia voce da regina'"
Domanda: "Ogni tanto mischi nelle frasi inglese e coreano, come fai a decidere?"
Risposta: "Le parole nelle lingue hanno una diversa consistenza: lo stesso messaggio con
una diversa sfumatura. Mi viene naturale. Non suono strumenti, compongo e creo melodie
con la mia voce, il mio strumento, la maggior parte delle mie canzoni iniziano con delle
parole."
Domanda: "Hai anche attraversato diverse identità: quando eri un rapper adolescente eri
Runch Randa, nei BTS Rap Monster e poi RM. Hai mai pensato di usare il tuo vero nome?"
Risposta: "Tutti abbiamo un passato, una storia oscura come diremmo in Corea. Runch
Randa era il mio nickname nei videogiochi di ruolo, poi volevo essere un "rap monster", poi
sono maturato… preferisco che il mio nome sia conosciuto da meno persone possibili. Non
sono John Lennon o Paul McCartney, posso fare tranquillamente andare in un hotel e
questo mi piace."
Domanda: "Hai anche cambiato molto il tuo modo di vestire"
Risposta: "Sono passato per t-shirt XXL e cappellini con la visiera. Poi ho iniziato con i brand di lusso…come Rap Monster, vestivo solo con i colori bianco e nero (alza gli occhi al cielo e scrolla le spalle). Ora mi attrae il senza tempo, ho chiuso con le tendenze, cerco jeans
vintage, t-shirt di cotone e cose naturali che non urlano 'Hey! Sono qui!'"
Domanda: "Ci sono dei rumor secondo cui inizierai a collaborare con Bottega Veneta, sei
appena stato invitato alla loro sfilata a Milano"
Risposta: "Mi piacerebbe molto. Anche se ho perso interesse nei brand, le fashion week, il
costante cambiamento di Pantone…Bottega è diversa, non usano logo, hanno una storia
fatta di tessuti e pelle, non hanno nemmeno un profilo Instagram, vanno oltre la moda."
Domanda: "Quanto è intenso trainare un esercito (ARMY) di fan?"
Risposta: "Non puoi camminare nel bel mezzo del nulla senza essere riconosciuto, e questi
sono gli standard con cui hai pesantemente a che fare. Ma devi maturare e riuscire a gestirli,
non è pietoso tipo 'oh, vorrei solo essere una persona normale'. Se vuoi pensare che la
fama sia un macigno, sì è un fottutissimo scoglio; ma a me ha dato ciò che stavo cercando: ottenere nel più breve tempo possibile influenza ed indipendenza economica per creare la
musica che voglio senza pensare alle classifiche…non ci riesco proprio al 100% ma vorrei concentrarmi di più sui suoni interiori che esteriori"
Domanda: "E come affronterai i tuoi trent' anni?"
Risposta: "Non ho mai sperimentato un periodo più confusionario. Per un decennio sono stato il leader dei BTS, è stato davvero divertente e stabile, puntando sempre più in alto. Nel 2023 molte cose sono cambiate, sia a livello professionale che personale, anche se non posso parlarne. Ora che sto iniziando i miei trent'anni mi piaccio ancora di più di quando ne avevo venti. Ora passerò un anno e mezzo facendo il servizio militare, molto importante nella vita di un qualsiasi uomo coreano. Dopodiché non so se diventerò un essere umano diverso, spero un essere umano migliore e più saggio."
Articolo di Patricia Gonsalvez per El Pais
Traduzione a cura di BTS Italia | @BTSItalia_twt2
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