Traduzioni BTS Notes “Her”
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Traduzioni BTS Notes “Her”

Aggiornamento: 23 ott 2019

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Taehyung 29 Dicembre, 2010 Mi sono tolto le scarpe e ho buttato lo zaino nella stanza principale. Papà era davvero lì. Non ho pensato a quanto tempo fosse passato, o dove fosse andato. Mi sono solo ciecamente gettato fra le sue braccia. Non ricordo con chiarezza cosa sia successo in seguito. Se sia stato l’odore dell’alcol ad essere arrivato prima, o gli insulti, oppure lo schiaffo sulla mia guancia. Non capivo cosa stesse succedendo. Puzzava di alcol, e quando ansimava il suo alito era nauseante. I suoi occhi erano iniettati di sangue e la sua barba lasciata incolta. Colpì il mio volto con la sua grande mano. Mi colpì ancora e mi chiese che cosa avessi da guardare. Poi mi sollevò in aria. I suoi occhi scarlatti erano spaventosi, ma ero talmente terrorizzato da non riuscire nemmeno a piangere. Questo non era mio padre. No, questo era mio padre, ma non lo era. Le mie gambe si dimenavano a mezz’aria. Un attimo dopo, la mia testa si schiantò contro il muro e crollai al suolo. Sembrò quasi che la mia testa stesse per esplodere. La mia vista iniziò ad annebbiarsi e battei le palpebre un po’ di volte. La mia testa era piena solo del penetrante suono del respiro di mio padre.

Seokjin 2 Marzo, 2019 Un odore umido fuoriuscì dall’ufficio del preside non appena vi entrai, seguendo mio padre. Sono passati dieci giorni da quando sono tornato dall’America, e ieri mi avevano detto avrei frequentato scuola con ragazzi un anno più piccoli, siccome il sistema scolastico là è diverso. “La prego di prendersi cura di lui”, disse mio padre, posando la sua mano sulla mia spalla, e il gesto fece trasalire tutto il mio corpo senza che me ne rendessi conto. “La scuola è un luogo pericoloso. C’è bisogno di regole”, disse il preside, volgendo lo sguardo nella mia direzione. Ogni volta che il preside parlava, le sue guance rugose e la pelle intorno alla sua bocca si afflosciavano, ed era ben visibile l’interno delle sue labbra nere, di un rosso puro e scuro. “Non lo pensi anche tu, Seokjin?” Ho esitato alla domanda improvvisa, e mio padre acuì il peso della sua mano sulla mia spalla. Aveva una presa talmente stretta da far risaltare le vene del suo collo. “Credo ti troverai bene.” Il preside incontrò il mio sguardo con persistenza, e mio padre applicò sempre più forza nella mano sulla mia spalla. Faceva così male che pensavo le ossa delle mie spalle si sarebbero frantumate, e serrai le mani a pugno. Fui scosso da brividi e cominciai a sudare freddo. “Devi sempre rivolgerti a me. Seokjin, devi diventare un bravo studente”, mi disse ill preside guardandomi con espressione accigliata. “Sì.” L’agonia sparì non appena feci uscire forzatamente una risposta. Ho sentito mio padre e il preside ridere. Non riuscii a sollevare il capo. Ho solo guardato in basso le scarpe marroni di mio padre e quelle nere del preside. Non so da dove stesse entrando la luce, ma sembravano brillare. Ne ero terrorizzato.

Jimin 30 Agosto, 2019 Mentre Hoseok hyung era al telefono, mi divertivo a calciare lo sporco che si trovava bloccato sotto la sua ombra. Hyung ha riso lievemente e ha fatto un’espressione che sembrava dire “Park Jimin è diventato grande.” Ci si mettevano due ore per camminare da scuola a casa. In autobus non si impiegava neanche 30 minuti, e se si prendeva la strada principale il tempo si sarebbe ridotto a 20, ma hyung insisteva di percorrere una strada piena di vicoli tortuosi, piena di salite e discese e attraversata da un cavalcavia. L’anno scorso, avevo cambiato scuola dopo essere stato dimesso dall’ospedale. La scuola era distante da casa e non c’era nessuno che conoscessi. Ma alla fine pensavo andasse bene così. Avevo già cambiato scuola più volte e non sapevo mai quando sarei stato ricoverato di nuovo, perciò non era nulla di speciale. Ma fu allora che incontrai hyung. Poco dopo l’inizio del nuovo semestre. Hyung si era avvicinato a me come se niente fosse e aveva camminato al mio fianco per due ore. Mi ero accorto solo dopo che le nostre case non si trovavano nella stessa direzione. Non riuscii nemmeno a chiedergli il perché. Ho solo sperato in cuor mio che quelle due ore dove le nostre ombre camminavano fianco a fianco, insieme sotto al sole, potessero allungare la giornata almeno per un altro po’. Hyung era ancora al telefono, così ho nuovamente pestato la sua ombra, poi corsi via. Hyung chiuse la chiamata e iniziò a inseguirmi. I nostri gelati si erano già sciolti sotto il sole cocente e il suono delle cicale mi perforava le orecchie. Improvvisamente, sentii la paura pervadere il mio cuore. Quanto sarebbero durate ancora queste giornate?

Namjoon 15 Maggio, 2020 Non appena varcai la porta del ripostiglio, che era divenuto un nascondiglio per chi di noi non aveva un luogo dove andare, misi a posto due sedie. Sollevai un banco che era caduto, abbandonato, e rimossi la polvere con il palmo della mano. I finali rendono le persone sentimentali. Oggi sarebbe stato l’ultimo giorno in cui sarei venuto a scuola. Due settimane fa, era stato deciso ci saremmo trasferiti. Forse non sarei più tornato qui, e forse non avrei più visto i miei hyung e donsaeng. Piegai un foglio in due e lo misi sul banco, tirai addirittura fuori una matita, ma non sapevo che parole avrei dovuto lasciare dietro, perciò feci soltanto passare il tempo. Mentre scarabocchiavo un po’ di parole insignificanti, la mina della mia matita si spezzò rumorosamente. “Devi continuare a vivere.”, ho scarabocchiato sul foglio, coperto di macchie lasciate dai frammenti di mina, senza rendermene conto. Fra la polverina nera della mina e gli scarabocchi erano sparse storie di povertà, genitori, donsaeng, trasferimenti. Accartocciai il foglio e lo misi in tasca, per poi alzarmi. Spinsi il banco e della polvere si alzò. Prima di andarmene, mi fermai alla finestra sporca e tirai un respiro profondo, poi scrissi tre caratteri. Nessun saluto sarebbe stato sufficiente, e anche se non avessi detto nulla, quella scritta sarebbe bastata: “Incontriamoci di nuovo.” Più che una promessa, quello era solo un desiderio.

Jungkook 25 Giugno, 2020 Accarezzai i tasti del pianoforte col mio polpastrello, disperdendo la polvere che vi si era posata. Feci pressione col dito, ma il suono che venne fuori dal pianoforte era diverso da quello di hyung mentre suonava. Sono passati dieci giorni da quando hyung non si è più fatto vedere a scuola. Oggi, si è sparsa la voce sia stato espulso. Namjoon e Hoseok hyung non hanno detto niente, e avevo troppa paura di chiedere loro qualcosa a riguardo. Quel giorno, due settimane prima, solo io e hyung eravamo nel nostro nascondiglio. Hyung non mi aveva nemmeno guardato quando ero entrato, e aveva continuato a suonare il pianoforte; avevo messo due banchi vicini e avevo chiuso gli occhi, come a far finta di dormire. Hyung e il pianoforte erano così diversi, ma allo stesso tempo sembravano così simili l’un l’altro tanto che mi era difficile fare differenza fra i due. Mentre ascoltavo hyung suonare, per qualche strano motivo avevo sentito il bisogno piangere. Siccome avevo sentito le lacrime salire, mi ero girato, e improvvisamente sentii la porta aprirsi con violenza, fermando il suono del pianoforte. Sentii uno schiaffo arrivarmi sul viso, facendomi vacillare all’indietro, per poi farmi cadere a terra. Nel momento in cui mi rannicchiai per resistere alla violente parole che avrei ricevuto, improvvisamente la voce si fermò. Quando sollevai il capo, vidi hyung in posizione protettiva davanti a me, mentre teneva l’insegnante per la spalla. Al di là della spalla di hyung, vidi l’espressione disgustata dell’insegnante. Spinsi il tasto di pianoforte. La mia era solo un’imitazione del brano che hyung era solito suonare. Hyung era stato davvero espulso? Non sarebbe più tornato? Hyung diceva sempre che era abituato ad essere picchiato. Se non fossi stato lì, hyung non avrebbe dovuto opporre resistenza all’insegnante, non è così? Se non fossi stato lì, hyung sarebbe ancora qui, a suonare il pianoforte, non è così?

Yoongi 25 Giugno, 2020 Spalancai la porta ed entrai, poi tirai fuori una borsa dal cassetto più basso della scrivania. Quando la ribaltai, un tasto di pianoforte cadde con un ‘clack’. Buttai il tasto di pianoforte mezzo bruciato nella spazzatura e mi stesi sul letto. Il fuoco acceso nel mio cuore non voleva saperne di spegnersi, il mio respiro era irregolare, avevo le dita ancora sporche di fuliggine. Ero andato da solo alla casa distrutta dal fuoco, una volta finito il funerale. Andai in camera di mia madre, e vidi che il pianoforte era stato bruciato così tanto da avere una forma quasi irriconoscibile. Sprofondai al suo fianco. Mi sedetti mentre la luce pomeridiana penetrava dalla finestra, fino a che non iniziò a dissolversi. Gli ultimi raggi di luce passarono sopra alcuni tasti del pianoforte. Che genere di suono ne sarebbe venuto fuori se li avessi suonati? Pensai a quante volte le dita di mia madre li avessero toccati. A quel punto ne misi uno in tasca e lasciai la stanza. Sono passati quasi 4 anni da allora. La casa era silenziosa. Era follemente silenziosa. Erano le 10 passate, perciò mio padre doveva essere a letto; dopo, ogni cosa tratteneva il respiro. Erano quelle le regole di questa casa. Era difficile sopportare questa quiete. Non era facile neanche, seguire fedelmente gli orari prestabiliti, le norme e i formulari prestampati. Ma ciò nonostante quel che riuscivo a sopportare ancora meno di tutto ciò era il fatto di vivere in questa casa. Avevo la paghetta da mio padre e cenavo con mio padre e venivo rimproverato da mio padre. Piuttosto che andargli contro e perdermi e creare problemi, mi mancava il coraggio di abbandonarlo e lasciare casa per vivere per conto mio, per trasformare quella libertà in azione e non solo parole. Mi alzai improvvisamente dal letto e pescai il tasto di pianoforte dal cestino della spazzatura sotto la scrivania. Aprii la finestra e l’aria notturna entrò velocemente. Quell’aria mi schiaffeggiò in faccia con la forza di tutto quel che era successo quel giorno. Tirai il tasto del piano in quell’aria con tutta la potenza in corpo. Ascoltai attentamente, ma non riuscii a sentirlo colpire il suolo. Indipendentemente da quanto ci provassi, non riuscivo ad immaginare il suono che avrebbe potuto fare. Non importa quanto tempo sarebbe passato, quel tasto di pianoforte non avrebbe mai più prodotto nessun suono. E non avrei mai più suonato il pianoforte.

Hoseok 15 Settembre, 2020 La madre di Jimin camminava avanti e indietro per il pronto soccorso. Dopo aver controllato che la targhetta sul letto e la flebo fossero sistemate bene, con un dito tolse dalla spalla di Jimin un filo d’erba. Mi avvicinai titubante, sentendo che avrei dovuto dirle perché Jimin era al pronto soccorso, dirle della crisi che aveva avuto alla fermata dell’autobus. La madre di Jimin sembrò notare solo allora la mia presenza, e mi fissò a lungo con sguardo critico. Non sapevo cosa fare, ed esitai. La madre di Jimin disse solo “Grazie” e poi si volse di nuovo verso di lui. Quando mi rivolse nuovamente lo sguardo, il medico e le infermiere stavano per trasferire il letto, e io li stavo seguendo. La madre di Jimin mi ringraziò ancora e mi prese una spalla. Invece che “prese” sarebbe più corretto dire che mi toccò appena, per poi ritrarre la mano. Ma subito sentii un muro invisibile innalzarsi tra lei e me. Un muro solido e deciso. Freddo e robusto. Un muro che non sarei mai riuscito a scavalcare. Avevo vissuto in un orfanotrofio per 10 anni. Lo percepivo con il mio intero corpo, con lo sguardo, l’aria stessa. In un momento di smarrimento, feci un passo indietro e crollai al suolo. La madre di Jimin mi guardò con aria vacua. Era una donna piccola e bella, ma la sua ombra era grande e gelida. Quell’ombra calò su di me, accasciato sul pavimento del pronto soccorso, nascondendomi. Quando alzai nuovamente il capo, il letto di Jimin era già stato portato via, in emergenza, e non potevo più vederlo. Da quel giorno, Jimin non tornò più a scuola.

Jimin 28 Settembre, 2020 Mi fermai, cercando di contare i giorni da quando ero stato ricoverato. Contare è un qualcosa che fai quando vuoi uscire al più presto da un posto, o quando pensi che ci sia speranza di poter uscire. Le foglie e gli alberi in lontananza, fuori dalla finestra, assomigliavano ancora agli abiti delle persone, perciò sapevo che non era passato molto tempo. Al massimo, poco più di un mese. Forse a causa dei medicinali tutto sembrava così noioso e monotono. Tuttavia, questo era un giorno speciale. Questo era il genere di giorno che dovresti segnarti sul diario, se ne tieni uno. Ma io non tengo un diario, e non voglio avere nessun genere di problema, se segnassi una cosa di questo tipo. Oggi ho mentito per la prima volta. Ho guardato il dottore negli occhi facendo finta di essere avvilito, e ho detto: “Non ricordo nulla.”

Hoseok 25 Febbraio, 2021 Ballai senza distogliere lo sguardo dal mio riflesso nello specchio. Il me nello specchio aveva i piedi sollevati da terra, si librava ed era libero dagli obblighi e dagli sguardi del mondo. Nulla aveva importanza. Nulla che mi facesse battere il cuore in petto, oltre al movimento del mio corpo che andava a tempo con la musica. La prima volta che avevo ballato, avevo all’incirca dodici anni. Era stato forse per un talent show, o per un’uscita didattica. Ero in piedi su un palco, spinto dai miei amici. Le cose che mi ricordo di quel giorno sono il suono degli applausi, il tifo, e la sensazione di essere finalmente diventato me stesso. Ovviamente, a quel tempo credevo fosse solo piacere nel muovere il mio corpo a tempo con la musica. Avrei imparato solo molto più tardi che quel sentimento era gioia e che quella gioia veniva non dal suono degli applausi ma da qualche parte dentro di me. Il me fuori dallo specchio è preso da tante cose. I miei piedi posso lasciare il suolo solo per pochi secondi alla volta. Quando odio qualcosa sorrido e quando sono triste rido. Svengo quasi ovunque, anche se prendo medicinali che non mi servono. Perciò quando ballo, cerco di non distogliere gli occhi dal me nello specchio.  Il momento in cui riesco a diventare il me stesso più autentico. Il momento in cui posso liberarmi da ogni onere e volare via. Il momento in cui mi sembra di poter diventare felice. Proteggo quei momenti.

Yoongi 7 Aprile, 2022 Smisi di camminare al suono maldestro di un pianoforte. L’unico suono nel vuoto cantiere era lo scoppiettio del fuoco che qualcuno aveva acceso in un barile. Conoscevo il suono del brano appena suonato, ma perché avevo pensato a quello? I miei passi ubriachi vacillarono. Chiusi gli occhi e camminai ancora più distrattamente. Più il calore del fuoco cresceva, più il suono del pianoforte, l’aria notturna e la mia ebbrezza si attenuavano. Aprii gli occhi al suono improvviso di un  clacson, nel momento in cui una macchina mi passò accanto, sfiorandomi per poco. Nella confusione della luce dei fari, del vento alzato dalla macchina, e della mia ubriachezza, vacillai disperatamente. Sentii l’autista imprecare. Non appena mi fermai, preparandomi per insultarlo a mia volta, realizzai improvvisamente di non essere più in grado di sentire il suono del pianoforte; in mezzo al suono del fuoco ardente, del vento, del silenzio lasciato dalla scia della macchina, il suono del pianoforte era sparito. Sembrava essersi fermato. Perché si era fermato? Chi lo stava suonando? Le scintille della brace dal barile si sono alzate con un suono brusco. L’ho guardato per un lungo momento, con sguardo distante. Il mio viso divenne caldo per il calore. Fu in quel momento che sentii il suono fragoroso di un pugno urtare contro i tasti del pianoforte. D’istinto, mi guardai alle spalle. Per un momento, il sangue iniziò a fluire così velocemente che il mio respiro divenne irregolare. Gli incubi di quand’ero piccolo. Quel suono era come quello che sentivo lì. Dopodiché, corsi. Senza volerlo, corsi verso il negozio di strumenti musicali, e il mio corpo si era volto spontaneamente per guardare dietro. In un certo senso, sapevo si trattasse di un qual cosa già provata già un’infinità di volte. Avevo come la sensazione di aver dimenticato qualcosa di importante. Il negozio di strumenti musicali aveva la finestra aperta, e qualcuno era seduto di fronte al pianoforte. Nonostante fossero passati molti anni, l’ho riconosciuto in un istante. Stava piangendo, con le mani raccolte a pugno. Non volevo essere coinvolto nella vita di nessun altro. Non volevo consolare la solitudine di nessun altro. Non volevo diventare una persona significativa per nessuno. Non avevo per niente la fiducia di poter proteggere quella persona. Non avevo la fiducia di poter stare al suo fianco fino alla fine. Non volevo ferirlo, non volevo farmi del male. Camminai lentamente. Avevo intenzione di voltarmi e andare via, ma mi avvicinai ancor prima di accorgermene. Una nota sbagliata risuonò forte. Jungkook sollevò il capo e mi guardò. “Hyung.” Era la prima volta che ci vedevamo da quando avevamo lasciato il liceo.

Seokjin 11 Aprile, 2022 Andai al mare da solo. Lo specchio del mare si estendeva in lungo e in largo, di un blu intenso. La luce riflessa dall’acqua e la foresta che avevo appena attraversato erano familiari. Se mi fossi chiesto cosa fosse cambiato, allora la risposta sarebbe stata come fossi cambiato io, come persona. Premendo l’otturatore, lo scenario che si presentava davanti a me era cambiato spostandosi a 2 anni e 10 mesi fa, per poi sparire così come si era presentato. Quel giorno ci eravamo seduti in spiaggia spalla contro spalla. Nonostante fossimo esausti, senza avere la minima idea di cosa il futuro ci riservasse, almeno eravamo insieme. Feci inversione con la macchina e schiacciai l’acceleratore. Oltrepassai il distributore di benzina e arrivai alla nostra scuola. Abbassai il finestrino. Era una notte estiva, e l’aria era calda. Dagli alberi piantati ai lati della scuola, avevano iniziato a cadere dei petali. Mi lasciai alle spalle la scuola e superai un incrocio. Mi voltai un po’ di volte prima di notare le fiamme in lontananza, innalzarsi dal distributore di benzina dove lavorava Namjoon.

Namjoon 11 Aprile, 2022 Stavo scavando in cerca di una maglietta che non costasse molto, quando Taehyung allungò la mano da dietro e ne prese una. Era una maglia che aveva le stesse scritte che erano stampate su quella che indossavo in quel momento. Taehyung mi sorrise e si tolse la maglia lacerata. Riuscivo a vedere i lividi sulla sua schiena alla luce che entrava dalla mia roulotte. Hoseok mi guardò con occhi scandalizzati. Taehyung indossò la mia maglietta e si specchiò davanti allo specchio incrostato. Dopodiché rise. “Sono in ritardo perché voleva fare dei graffiti ed è stato beccato dalla polizia. Ho dovuto tirarlo fuori.” Feci finta di essere arrabbiato con Taehyung e Taehyung fece finta di essere davvero dispiaciuto. Yoongi hyung, seduto in un angolo della mia roulotte, camminò lentamente nella nostra direzione, e diede un colpo a Taehyung nella spalla.

Jungkook 11 Aprile, 2022 Alla fine, è andata a finire come volevo. Andai incontro ai due teppisti che avevo incontrato per strada di proposito e venni picchiato a sangue. Mentre mi picchiavano mi ero messo a ridere, il che ha alimentato la loro rabbia, perciò dopo avermi chiamato pazzo bastardo mi hanno picchiato ancora più forte. Appoggiai la schiena contro la saracinesca e volsi lo sguardo al cielo. Era già notte fonda. Non c’era nulla nel cielo nero pece. Vidi un ciuffo d’erba in lontananza. Si era piegato da un lato a causa del vento. Era un po’ come me. Sentii il bisogno piangere, perciò mi costrinsi a ridere. Chiusi gli occhi e vidi l’immagine del mio patrigno che si schiariva la voce. Il mio fratellastro mi aveva dato un calcio, poi era scoppiato a ridere. I parenti del mio patrigno guardavano altrove oppure parlavano di cose insignificanti. Facevano finta che io non ci fossi, come se la mia esistenza non fosse importante. Mia madre era impotente di fronte ai loro comportamenti. Appoggiai le mie mani al suolo e mi alzai, ma alzai della polvere che mi fece tossire. Mi fece così tanto male, da farmi avere l’impressione di essere stato pugnalato ai polmoni. Salii sul tetto del cantiere aperto. La città notturna si estendeva davanti ai miei occhi, dipinta di colori terribili. Mi arrampicai salendo sulla ringhiera e iniziai a camminare con entrambe le braccia aperte. Una gamba barcollò e per poco non persi l’equilibrio. Pensai che sarei potuto morire con un singolo passo falso. Se fossi morto, sarebbe tutto finito. Nessuno sarebbe stato triste senza di me.

Taehyung 22 Maggio, 2022 Stavo passando per il bosco e mi guardai alle spalle quando hyung mi telefonò. Stava succedendo davvero di tutto negli ultimi giorni. Feci una telefonata in un luogo lontano in modo che nessun altro potesse sentire. Rallentai il passo di proposito, voltandomi interamente verso il mare. Passai vicino a hyung, anche se lui non mi vide. “Sei solo un anno più piccolo di me. Ah no, non mi interessa. Non è qualcosa di cui mi potrei occupare in ogni caso.” Un brivido mi percorse la schiena, e l’intero mondo sembrò crollarmi addosso. Mi sembrò di essere stato abbandonato in un mare profondo a nuotare in solitudine. Avevo paura e mi sentii terrorizzato. Miserabile e vergognoso. Arrabbiato. Talmente tanto arrabbiato da non essere in grado di trattenermi. Volevo fare qualcosa, qualsiasi cosa. Volevo spaccare, colpire ed essere allo sbando. Eppure avevo paura. Anche il sangue di mio padre scorreva in me. Pensai che forse la violenza si potesse ereditare. Alla fine qualcosa aveva finito per sorpassare il muro che avevo eretto.

Hoseok 31 Maggio, 2022 Ho istintivamente distolto lo sguardo, ed ero senza fiato. Dopo aver ballato a lungo ne ero spesso a corto, ma questo non era lo stesso contesto. Pensai di essere simile a mia madre. No, quello non era né un pensiero né una percezione, e non era nemmeno qualcosa che si potesse spiegare o descrivere. Non riuscivo a guardare il volto di un amico che conoscevo da più di 10 anni. Abbiamo imparato a ballare insieme e abbiamo fallito insieme, ci siamo sentiti demoralizzati e ci siamo fatti forza. Crollavamo sul pavimento coperto di sudore e ci tiravamo addosso gli asciugamani facendo battute. Mi sembrava di aver toccato per la prima volta una sensazione mai provata prima, e di scatto mi alzai in piedi. Non appena raggiunsi l’angolo, appoggiai la schiena al muro e rimasi in piedi. Provai a calmare il mio respiro agitato, ma ad un certo punto sentii qualcuno dire, “Dove stai andando Hoseok-ah?”. Una voce. Ho pensato che potesse essere una voce. Una voce che mi aveva chiamato “Hoseok-ah”, una voce che non riuscii a ricordare subito, ma che mi richiamò al tempo in cui avevo sette anni.

Yoongi 8 Giugno, 2022 Mi sono tolto la maglia di nuovo. Il riflesso nello specchio non mi rappresenta affatto. La t-shirt con su scritto ‘Dream’ non era il mio stile, da qualsiasi verso la guardassi. Il colore rosso, la parola ‘Dream’, anche il modello aderente non mi andava giù. Con un gesto di seccatura improvvisa, tirai fuori una sigaretta e presi il mio accendino. Non era nella tasca dei miei jeans, perciò rovesciai il contenuto della mia borsa, e solo in quel momento ricordai. Me l’aveva preso. Senza pensarci due volte, l’aveva stappato dalle mie mani e l’aveva preso. E quel che mi aveva buttato dopo era un lecca-lecca e questa t-shirt. Mi scompigliai i capelli e mi alzai, sentendo poi il suono dell’arrivo di un messaggio. Non appena vidi il nome a tre caratteri sullo schermo del mio cellulare, l’ambiente intorno a me divenne bianco e il mio cuore mi balzò fuori dal petto. Spezzai la sigaretta in due mentre andavo a riassicurarmi del messaggio. Indossando quella stretta maglietta rossa con su scritto ‘Dream’, risi come un idiota come se ci fosse qualcosa di bello, in tutto ciò.

Taehyung 25 Giugno, 2022 Rallentavo il passo di proposito e raddrizzavo le orecchie ogni volta avessi la minima impressione che mi stesse seguendo. Oggi era il terzo giorno che ci eravamo incontrati al minimarket. Se c’era qualcosa di diverso, allora era il fatto che oggi era scappata, non appena mi aveva visto. Dopodiché mi aveva aspettato in un vuoto appezzamento dietro al negozio, ma non appena mi feci rivedere, si nascose nuovamente. Si era nascosta bene ma la sua ombra si proiettava lontano, nella direzione di fronte all’appezzamento abbandonato. Risi lievemente. Passai, facendo finta di non vedere nessuno, ma poi mi aveva iniziato a seguire. Imboccai un vicolo stretto. Quello era l’unico posto nel nostro vicinato dove i lampioni non erano rotti. Il vicolo era lungo e il lampione era collocato da qualche parte a metà strada. Quando la fonte di luce è davanti, l’ombra si proietta dietro. Quindi in quel momento la mia ombra era proiettata alle mie spalle. Poteva essersi addirittura proiettata fino ai piedi della persona che mi stava seguendo con respiro trattenuto. Mentre passavo sotto al lampione, la mia ombra sparì sotto i miei piedi. Iniziai a camminare leggermente più veloce. Non dopo molto, un’ombra che non mi apparteneva comparve sulla strada cementata. Fermai i miei passi e la presenza dietro di me si fermò a sua volta. Le due ombre di diversa altezza si fermarono l’una vicino all’altra. Parlai. “Aspetterò finché non verrai qui.” L’ombra sobbalzò. Poi rimase immobile come se volesse far finta di non esserci. “Riesco a vedere tutto.” Feci notare l’ombra. A quel punto un suono di passi iniziò a farsi più vicino, rumorosamente, di proposito. Risi.

Namjoon 30 Giugno, 2022 Mi guardai un po’ stranito, e schiacciai il tasto di apertura delle porte come se le mie mani avessero volontà propria. C’erano dei momenti così. Momenti che mi sembrava di aver vissuto già infinite volte, anche se era ovviamente la prima. La porta dell’ascensore si aprì nuovamente e pochi attimi prima che si chiudesse la gente si lanciò dentro. In mezzo a queste persone, ne cercavo una che portava i capelli legati con un elastico giallo. Non avevo premuto il bottone delle porte con la certezza che questa persona sarebbe stata lì, ma avevo pensato fosse ovvio ci sarebbe stata. Indietreggiai passo dopo passo. La fredda parete dell’ascensore mi sfiorò la schiena, e io alzai la testa e vidi l’elastico giallo. La schiena di una persona racconta molte storie. Solo che alcune già le avevo sentite. Alcune potevo solo indovinarle. Alcune erano ancora da spiegare, anche se già concluse. Improvvisamente pensai che puoi dire di conoscere una persona solo quando riesci a leggerla anche se è di spalle. Quindi non sarebbe dovuto esserci qualcuno che riusciva a leggere tutto di me alle mie spalle? Mentre alzavo gli occhi, i nostri sguardi si incrociarono allo specchio, e in un lampo smise di guardarmi. Questo genere di cose succedeva spesso. Quando alzai nuovamente la testa, vidi solo il mio viso allo specchio. Non riuscivo a vedere la mia schiena.

Jimin 3 Luglio, 2022 Alla fine, mi stesi sul pavimento. Spensi la musica e tutto d’un colpo l’ambiente intorno a me si ammutolì, non sentivo altro che il suono del mio respiro e del mio stesso battito cardiaco. Tirai fuori il cellulare e riguardai il video della coreografia che avevo imparato quella mattina. Nel video, i movimenti di hyung erano così armoniosi e precisi. Il suo era il risultato di innumerevoli ore di prove e di sudore, il risultato dell’allenamento, ma siccome non ero lontanamente vicino al suo risultato ero incredibilmente geloso. Ma comprensione e speranza sono due cose completamente diverse, e spesso sospiravo a quel pensiero. Mi alzai di nuovo di scatto, cercai di imitare la rotazione al suo stesso modo, ma i miei passi non facevano altro che continuare ad intrecciarsi. Continuavo a commettere errori proprio nel punto in cui dovevamo coordinare il nostro andamento, mentre ci scambiavamo di posizione. Avevamo deciso di riprovarlo di nuovo l’indomani, ma fino a quel momento volevo mostrargli quanto fossi serio a riguardo. Piuttosto che ricevere il complimento ironico “Era meglio di quanto mi aspettassi”, volevo essere riconosciuto come un partner serio e degno di esserlo, uno che potesse coordinare il proprio respiro con quello di hyung.

Seokjin 15 Agosto 2022 Dopo essere finalmente emerso dall’ingorgo stradale, frenai di colpo quando avrei invece dovuto accelerare. L’auto dietro alla mia mi sorpassò suonando il clacson, e mi parve di udire qualcuno imprecare, ma il suono si disperse nel caos del traffico. Vidi un piccolo negozio di fiori all’angolo di un viottolo sulla destra. Non è che avessi frenato perché avevo visto il negozio: piuttosto, l’avevo notato proprio perché avevo rallentato all’ultimo secondo. Il negozio era in rinnovo, ed anche mentre mi avvicinavo al proprietario, che stava riorganizzando delle carte da un lato, non mi aspettavo in realtà niente. Avevo visitato svariati posti e non ero riuscito a trovare neanche un fioraio che sapesse dell’esistenza di quel fiore. Mi avevano solo mostrato piante di un colore simile. Ma io non stavo cercando ‘qualcosa di simile’. Volevo proprio quei fiori. Dopo averne sentito il nome, il proprietario del negozio mi guardò a lungo. Mi disse che anche se il negozio non era aperto ufficialmente, poteva organizzare una consegna, poi mi chiese: “Perché’ vuoi proprio quel fiore, con tutti quelli che ci sono?” Ci pensai mentre giravo il pomello e uscivo nuovamente in strada. Al motivo per cui desideravo quel fiore. Ce n’era solo uno. Perché volevo rendere quella persona felice. Perché volevo farla sorridere. Perché volevo guardarla mentre lo contemplava. Perché volevo essere un brav’uomo.

Jungkook 16 Luglio, 2022 Ero in piedi alla finestra con le cuffie nelle orecchie mentre canticchiavo la canzone che stavo ascoltando. Era già passata una settimana. Ormai riuscivo a cantarla senza guardare le parole. Tolsi una cuffia e provai a cantarla unicamente con la mia voce. Mi disse che le piaceva perché le parole erano belle, il che mi fece grattare il capo per l’imbarazzo. Il sole di Luglio si fece strada attraverso la larga finestra. Le foglie verdi sugli alberi svolazzavano e brillavano al vento, e ogni volta che il sole accarezzava il mio volto sembrava diverso da prima. Chiusi gli occhi. Cantai guardando i colori giallo, cremisi e blu diffondersi davanti ai miei occhi chiusi. Che fosse a causa delle parole o a causa del sole, qualcosa si è innalzato dentro di me, solleticando e pungendo il mio cuore.

Ricorda! Ecco la traduzione della prima nota che il 18 Agosto scorso la Big Hit aveva rilasciato:

Seokjin 13 Giugno, anno 22


Dopo esser tornati da quel mare, eravamo tutti soli.

Non ci siamo più sentiti, come se lo avessimo concordato di comune accordo. A malapena ci ricordavamo della nostra esistenza, attraverso i graffiti lasciati per strada, la stazione di benzina illuminata intensamente, e il suono del pianoforte proveniente da quel vecchio edificio. Ed ecco che l’immagine distorta di quella notte ritornò vivida come una visione. Lo sguardo di Taehyung sembrava di fuoco, mi guardavano come se avessero appena sentito qualcosa di incredibile, la mano di Namjoon che tentava di trattenere Taehyung, ed io, che non riuscii a trattenermi e diedi un cazzotto a Taehyung.

Non riuscendo a trovare Taehyung, che era scappato via, tornai al dormitorio sulla spiaggia, e non vi trovai nessuno. Solo frammenti di vetro, tracce di sangue che cominciavano a seccarsi, biscotti frammentati mi riportarono a ciò che era successo solo poche ore prima. E in mezzo a tutto questo, giaceva una foto. Lì, eravamo tutti assieme, sorridenti, mentre posavamo col mare di sfondo.

Anche oggi, ho semplicemente camminato di fronte alla stazione di benzina. Arriverà il giorno in cui ci riincontreremo. Un giorno torneremo a sorridere assieme come nella foto. Arriverà il giorno in cui avrò il coraggio di affrontare me stesso una volta per tutte. Però, ora, in quel preciso istante non era ancora il momento giusto. Anche oggi, come in quel giorno soffiava un vento umido. E un attimo dopo, il telefono squillò, come un avvertimento. La foto appesa sullo specchietto retrovisore tremò. Il nome di Hoseok apparve sullo schermo.

“Hyung, quel giorno Jungkookie ha avuto un incidente ”

Traduzione a cura di Bangtan Sonyeondan – BTS Italia. Prendere solo con crediti.

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