J-hope parla del crescere con i BTS, il suo prossimo Mixtape ed altro.
“Volevamo fare della musica che avrebbe dato forza alle persone”, nella prima delle nostre storie di copertina digitali che riguarderanno ogni membro dei BTS.
Il conduttore del Late Late Show James Corden, uno dei tanti fan di alto profilo dei BTS, dice che il gruppo è “nel profondo, una forza per il bene”. Con le sue fossette quando sorride, il suo modo di fare accogliente e la sua impetuosa presenza scenica, il ventisettenne rapper, ballerino, compositore e produttore J-hope racchiude in sè la combinazione di integrità di fondo e travolgente talento del gruppo: persino lo stage name che ha scelto irradia positività.
Nella prima delle interviste-rivelazione con ogni membro dei BTS di Rolling Stone, J-hope ha ripensato agli inizi della carriera del gruppo, ha riflettuto sul suo futuro musicale ed altro ancora. ci ha parlato connesso da uno studio nella sede centrale della loro casa discografia -la Big Hit Entertainment, parte della HYBE- a Seoul, indossando un cappotto verde oliva su una t-shirt bianco ottico. La sua energia era contenuta rispetto alle sue inesorabilmente ottimistiche interviste televisive, ma il suo sorriso da mille watt non era mai troppo lontano.
Ti sei svegliato e sei venuto direttamente qui o sei riuscito a fare altro prima?
Sono andato in bagno! [ride]
Allora, cosa hai imparato su te stesso nel corso di questo anno di pandemia?
E’ stata un'opportunità per imparare quanto fossero preziose le nostre vite normali. Ho dovuto pensare a che direzione far prendere alla mia vita ed a come mantenere alta l’attenzione anche in questo periodo. E’ stato un momento in cui ho dovuto riflettere molto su me stesso.
E cosa hai ricavato da questa riflessione?
Ho capito che devo fare quello che mi riesce meglio. Il tempo scorre via e noi dobbiamo semplicemente continuare a produrre musica ed esibirci. Ho pensato che devo fare musica che deve offrire consolazione ed un senso di speranza alle altre persone. Vedi, anche noi siamo persone come tutte le altre, quindi proviamo le stesse emozioni di tutti gli altri. Quindi vogliamo solo creare musica e fare esibizioni in cui le altre persone possano rivedersi e che possano dare più forza alla gente.
Queste parole mi fanno venire in mente il messaggio di “Life Goes On”, che è una bellissima canzone.
La canzone nasce dal chiederci cosa potessimo fare durante questo periodo, durante la pandemia del Covid. Parla delle storie che possiamo raccontare a questo punto. Ci ha motivato a parlare a cuore aperto tra noi membri su cosa sentissimo per davvero, quindi sento che è una canzone importante.
In alcuni dei tuoi testi hai rivelato che a volte c’è della tristezza dietro al sorriso che tutti amano. Come trovi un equilibrio tra la positività che mostri al mondo e le emozioni più complesse che provi nella vita di tutti i giorni?
Le cose sono cambiate molto da prima. Cerco semplicemente di mostrare chi sono davvero, credo che sia la cosa che mi mette più a mio agio. Sai, ognuno ha dei lati diversi da mostrare. Ovviamente ho degli oneri e sento la pressione di essere un artista, ma li prendo semplicemente per quello che sono. Cerco solo di esprimere che riuscirò a superare queste difficoltà.
Se esprimo queste cose, credo di dare anche a me stesso un senso di consolazione. Abbiamo comunicato con i nostri fan da quando abbiamo cominciato ad essere artisti, ma adesso è diventato più naturale e confortevole. Prima cercavamo di mostrargli solo il lato buono di noi, quello brillante. Dato che il mio nome è J-hope, cercavo di mostrargli solo il lato migliore mio e del gruppo. Ma con il passare del tempo uno non può sentirsi sempre alla stessa maniera e quindi anche io provo emozioni diverse. Cerco di esprimere queste emozioni attraverso la musica o attraverso il dialogo, cerco di esprimerle con grazia.
Una di queste canzoni è “Outro:EGO”. Cosa stavi pensando quando l’hai scritta?
Parla di riflettere su me stesso, su chi sono veramente, il mio “ego”, come richiama il titolo. Parla della vita di Jung Hoseok [il vero nome di J-hope] come individuo e della vita di J-hope. E la conclusione che traggo da questa riflessione è che credo in me stesso e credo in quello che sono e che questa è la mia identità. Dice che queste sono le sfide che ho affrontato e che continuerò ad affrontarne altre e continuerò a fare cose nuova affidandomi a ciò che sono.
Nel 2018 hai rilasciato il tuo mixtape “Hope World”, che è stato un grande risultato artistico. Quali sono i tuoi ricordi più belli collegati al lavoro su questo album?
Sai, ripensandoci, credo che fosse davvero puro, innocente e bellissimo che in quel momento sia riuscito a comporre musica del genere. Quando lavoro a della nuova musica adesso, posso ripensare a quei momenti e dire “Ah, era quel tempo!” Credo che abbia un’influenza davvero positiva sulla musica a cui sto lavorando adesso. Attraverso il mixtape ho imparato molto, e credo che mi abbia davvero aiutato a formare la direzione che voglio prendere come musicista, come artista. Sono davvero grato che tante persone abbiano amato il mio mixtape. Ho in progetto di continuare a fare musica e di mostrare alla gente uno stile musicale che è unicamente di J-hope.
Cosa ne pensi di un secondo mixtape?
Adesso il mio obiettivo è farmi ispirare e fare nuova musica. Non c’è niente di deciso al momento, quindi continuerò a lavorare sulle canzoni. Non credo che il mio stile musicale cambierà drasticamente, ma credo che sarà più maturo. Cercherò di mettere nel secondo mixtape delle storie che voglio davvero raccontare.
Hai recentemente rilasciato la versione integrale della traccia “Blue Side”, parte di “Hope World”. E’ una cosa che avevi già o l’hai ultimata solo di recente?
All’epoca non era una canzone intera, quindi ho sempre avuto l’idea di ritornarci sopra e finirla. L’ho sempre pensato. Credo che sia stato due settimane o un mese fa che ho finalmente pensato: “Oh, voglio finire questa canzone!”. Come ho detto prima, ripenso davvero alle emozioni che ho provato mentre scrivevo quel mixtape.
Jimin parla del perfezionismo, la mancanza degli ARMY, il suo amore per la danza ed il futuro dei BTS.
“Stiamo dicendo da tempo alle persone di amare sè stessi per davvero” dice Jimin. “Quest’anno ho cominciato a dire queste cose a me stesso”.
Jimin dei BTS si descrive come un introverso, cosa che potrebbe risultare sorprendere per chiunque abbia visto il suo modo straordinariamente espressivo di ballare o il momento in cui si sporge e prende alla perfezione una nota altissima in, ad esempio, Magic Shop. Nella seconda delle interviste-rivelazione di Rolling Stone con ognuno dei sette membri dei BTS, Jimin ha riflettuto sulla sua tendenza perfezionistica, ha descritto la sua esperienza durante la pandemia, parlato del suo amore per la danza e molto altro. Ha dato le sue risposte, lunghe e ben pensate, da una stanza della sua etichetta discografica a Seoul, indossando un cappotto invernale con una zip sul davanti ed un cappuccio di ecopelliccia bianco, un cappello alla pescatora ad una mascherina bianca per proteggere l’interprete.
Alcuni fan credono che tu stia lavorando ad un mixtape, è vero?
Ad essere perfettamente onesto non c’è nulla di pronto o preparato. Sto preparando delle cose nuove e mi sono posto delle nuove sfide, ma non c’è nulla di concreto e pronto per essere rilasciato.
Cosa hai imparato su te stesso, durante lo scorso anno, nel tempo passato lontano dai tour?
Ho realizzato che stiamo dicendo da tempo alle persone di amare davvero sè stessi e di essere forti. Quest’anno ho cominciato a dire queste cose anche a me stesso ed a convincermi che questo è qualcosa che anche io devo tenere a mente. Ho anche realizzato che c’erano dei momenti in cui mi sentivo troppo ansioso con le persone attorno a me. Ho pensato che sarei dovuto tornare ad essere come prima, rimettermi in sesto per così dire, in modo da poter tornare ad essere la persona che ero un tempo riguardo a come tratto le persone attorno a me ed a come tratto me stesso. Adesso vedo che le persone reagiscono positivamente anche ai più piccoli cambi positivi.
Per circa sette anni avete avuto gli ARMY ad esultare per voi. Da un anno a questa parte, per via della pandemia, vi trovate davanti al silenzio. Come vi siete abituati a questo?
Ho ancora una serie di pensieri negativi sulla situazione. Sai, cose del tipo: “Perchè siamo in questa situazione” e “Cosa stiamo facendo?” e non volevo ammettere il fatto che non possiamo incontrare i nostri amici e fare le cose che abbiamo fatto per gli ultimi sette anni, come hai detto.
Cosa ti ha fatto venire voglia di cominciare a ballare e cosa ti ha fatto capire che avevi un dono per la danza?
Innanzitutto, non ho mai pensato di essere bravo a ballare. Ma ho capito che mi piaceva ballare quando ero piccolo. E’ stato un mio amico a suggerire che facessimo danza come attività nel doposcuola. Più ballavo e più mi piaceva ed ho cominciato a fare più lezioni e mi sono appassionato sempre di più. Ed ho realizzato, mentre continuavo ad imparare come ballare, che mentre ballavo non dovevo stressarmi. Era il mio spazio, in cui potevo andare in un mondo differente, dove non dovevo pensare ad altro. Era un qualcosa in cui potevo davvero immergermi e mi faceva sentire davvero libero e felice. E anche dopo che ho debuttato, quando continuo ad avere quelle emozioni e quelle sensazioni, la danza è la risposta migliore.
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Mi pare di capire che non ti piace commettere errori. Ma questo può renderti la vita molto difficile, non è vero?
Quando abbiamo debuttato, io avevo avuto il periodo di formazione più breve. E credo che non fossì completamente pronto e sicuro di me quando abbiamo debuttato. Ho ancora i miei limiti. mi emoziono sempre per via dei fan che si dedicano -il loro tempo, le loro emozioni, tutto il loro essere- ad apprezzare ed amare quello che faccio. Mi dà la sensazione che per loro, per la loro devozione, non dovrei commettere errori. Quindi se mi chiedi come imparo ad essere più buono o più generoso con me stesso, credo che sarà sempre qualcosa che mi verrà difficile per come mi sento. Quando le persone mi facevano notare qualcosa in cui dovevo migliorare, mi faceva arrabbiare molto con me stesso. Adesso sono grato se le persone mi fanno notare queste cose, mi fa venire voglia di impegnarmi di più.
Chi sono stati alcuni dei tuoi primi eroi musicali?
Ci sono stati un sacco di artisti che mi hanno influenzato. Artisti stranieri -come Michael Jackson, Usher- ed anche molti artisti coreani. Ma un sacco della mia ispirazione nasce dal vedere gli altri membri fare il loro lavoro.
Per l’album “Be”, sei stato un po’ il coordinatore del progetto. Cosa hai imparato da quell’esperienza?
La prima cosa che ho imparato è stata quanta sincerità ci mettessero i membri del fare un album e nel fare della musica. Per creare della musica ci vuole molto tempo e molti sforzi. Un’altra cosa che ho imparato è che dovrei dedicare tutto questo tempo al comporre musica e anche che dovrei provare a fare dell’ottima musica. Sono stato veramente colpito dal modo in cui tutti i membri hanno contribuito alla cosa e il modo in cui abbiamo lavorato tutti insieme per questo album.
Avete tutti detto molte volte che c’erano delle differenze tra i membri che avete superato nel corso degli anni. Puoi dirci qualcosa su queste differenze?
[Ride] Così tante che non potrei mai riuscire ad elencarle. Abbiamo tutti personalità diverse, personalità che si scontrano tra loro. Io, per esempio, mi posso considerare un po’ più lento, un po’ più riflessivo o più introverso. Ci sono altri membri che vogliono che le cose siano fatte più velocemente: sono molto più attivi ed introversi. E poi ci sono altri che sono ancora più lenti ed introversi di me. Quindi, ovviamente, queste personalità continuavano a scontrarsi. Credo che siamo tutti arrivati a capire che va bene avere queste differenze, che alcune persone saranno lente ed altre saranno veloci. A volte dobbiamo aspettare, a volte dobbiamo fare più domande. Credo che tutti noi abbiamo sviluppato una specie di comprensione l’uno dell’altro.
Amo la canzone “Serendipity” del 2017. Ti sei davvero sforzato al massimo come cantante in quella canzone. Puoi condividere qualche ricordo di quando la registravi?
Credo che sia stata la prima volta che ho davvero cercato di sottolineare tutte le sfumature della mia voce e di focalizzarmi su ogni dettaglio della mia espressione vocale. Quindi è stato molto difficile assicurarsi che tutto questo si evincesse dalla registrazione. E ricordo che il processo di registrazione è stato molto difficile da quanto cercavo di concentrarmi su tutti questi dettagli, accertandomi che fossero espressi nella canzone.
Vorresti sempre essere nei BTS quando avrai 40 anni?
Non credo di aver mai pensato di non essere parte di questo gruppo. Non riesco ad immaginare cosa farei da solo, cosa farei senza il resto della squadra. Ancora prima che debuttassimo, il mio obiettivo era di continuare a fare musica con queste persone, di continuare a cantare con queste persone. Credo che quando sarò più grande e mi sarò fatto crescere la barba, mi piacerebbe pensare che alla fine, quando sarò troppo vecchio per ballare, vorrei sedermi sul palco con gli altri membri e cantare ed interagire con i fan. E comunicare con i fan. Credo che anche quello sarebbe fantastico. Quindi vorrei che tutto questo continuasse il più a lungo possibile.
Jin dei BTS parla delle canzoni in stile rock, la vita lontano dai tour e l’essere molto bello.
“Quando non siamo potuti partire per il tour tutti hanno sentito un senso di perdita e di impotenza.” dice Jin.
Il produttore principale dei BTS, Pdogg, ama spingere i cantanti del gruppo al massimo della loro estensione. Uno degli esempi più estremi e notevoli è la serie completa di note che vanno oltre il falsetto che Jin riesce a raggiungere nelle canzone “Crystal Snow”. Non lo immaginereste mai da una cosa del genere, e da molte altre, ma Jin non era assolutamente un cantante (o un ballerino) quando si è unito come trainee alla Big Hit Entertainment (ora HYBE), invece stava studiando per diventare attore. Nella terza delle interviste rivelazione di Rolling Stone con i sette membri dei BTS, Jin parla di come ha coltivato le sue formidabili abilità, i suoi momenti musicali migliori ed altro. Per la nostra conversazione era alla sede centrale della sua casa discografica ed indossava una camicia blu con il collo ampio ed un cappellino da baseball nero della marca di lusso Mastermind, regalo di Suga.
So che oggi ti sei appena alzato. Cosa hai fatto ieri?
Siamo andati a filmare un varietà, uno show molto famoso qui in Corea, ed era da un po’ che non facevamo qualcosa del genere. Voglio enfatizzare ed essere certo che venga fatto notare che sono tutti impazziti da quanto fossi bello. [Ride]
Posso notarlo anche con la mascherina. Allora, cosa hai imparato da quest’anno che non siete stati in tour?
Soprattutto quando siamo in tour, non ho mai tempo per riflettere su me stesso e capire cosa mi rende felice e cosa mi fa rilassare. Stare fermo per un anno mi ha dato l’occasione di riflettere davvero su cosa voglio e chi sono e mi ha in un certo qual modo insegnato ad amarmi. Ho avuto l’occasione di dormire di più, e questo mi rende molto soddisfatto. Ho provato a fare ginnastica, ed ho scoperto che mi piace. E poi le piccole cose di tutti i giorni, come giocare ai videogiochi, guardare un film, cantare...cose così.
Al tempo stesso sembra che tu abbia sofferto di non essere in tour.
Non solo io, anche tutti gli altri membri. Quando non siamo potuti partire per il tour tutti hanno sentito un senso di perdita e di impotenza ed eravamo tutti tristi. E a dire la verità, c’è voluto un po’ perchè superassismo questa sensazione.
Hai scritto la canzone “Abyss” in riferimento a questi sentimenti, vero?
Come dice il titolo, mi sentivo molto a fondo in un abisso mentre stavo scrivendo il testo. Ero molto triste e giù di morale, ma il processi cantare e registrare davvero la canzone mi hanno aiutato ad alleviare un sacco di quelle emozioni.
“Moon” è una grande canzone con una base di chitarra. E’ vero che vorresti che i BTS registrassero più materiale che tende verso il rock?
Non credo che rifiuterò mai una canzone in stile rock che ci capita tra le mani. Sarebbe bello se riuscissimo a farne di più, ma dovrebbero essere appropriate ed adattarsi allo stile del nostro team.
Dato che hai un passato nella recitazione, hai davvero dovuto imparare a ballare e cantare dal nulla quando eri trainee. Com’è stato il processo?
Era vero allora ed è vero anche adesso che mi ci vuole più sforzo per fare le cose che agli altri membri vengono più naturali. Ho carenze in molte aree. Ad esempio, la maggior parte degli altri membri impara la coreografia una volta e poi + in grado di ballarla direttamente sulla musica. Ma io no riesco a farlo, quindi cerco di lavorare più duramente in modo da non rallentare gli altri membri e non essere un peso. Quindi arrivo a lezione di danza un’ora prima o, quando la lezione è finita, rimango un’altra oretta e chiedo al coreografo di rivedere i passi un’altra volta con me.
Ma sei un cantante fenomenale. Quali sono stati alcuni momenti in cui hai realizzato che avevi acquisito una certa padronanza nel canto?
Non credo che ci sia mai stato un momento in cui mi sia sentito arrivato come cantante. Non ho padroneggiato il canto, ma come cantante ho il dovere e l’obbligo di portare gioia a chi ascolta. Mentre eravamo in tour mi sono reso conto che al pubblico piaceva quello che stavo facendo: sentivamo le stesse emozioni, e quello che stavo dicendo trovava sempre più la loro approvazione. Quindi, che fosse il mio modo di cantare, l’esibizione, o qualunque altra cosa sia stata, ho capito che ero in grado di comunicare con il pubblico.
Parlami un po’ di Mr. Bang [Il fondatore di HYBE]. Qual è il suo talento particolare?
[Con aria dispettosa] La maggior parte del suo talento, credo, sia la fortuna. La realizzazione del suo talento è stata la sua grande fortuna ad averci incontrato. Non credo che ce l’avrebbe fatta senza di noi. Quindi nella sua buona sorte risiede il suo talento...Credo che una cosa che posso dire di lui, è la sua abilità al guardare a futuro ed a percepire le tendenze molto in anticipo. E’ in grado di vedere cose come: “Se facciamo così, credo che sarà molto buono per il futuro.” Quindi credo che sia molto bravo in quello. E in più è molto fortunato.
Tu sei ovviamente il membro più grande. C’è un’ovvietà che dice che le persone in qualche modo smettano di vecchiare attorno all’età in cui diventano famose, perchè è il momento in cui la vita normale si ferma per loro. Quindi nella tua testa, ti senti come qualcuno di quasi 30 anni o più giovane?
E’ imbarazzante che sia io a dirlo, perchè è un po’ come se stessi tessendo le nostre stesse lodi, ma in ogni momento in cui mi sono sentito come se fossimo all’apice del nostro successo, abbiamo poi raggiunto un nuovo apice, ed un altro ancora. E quindi ho continuato ad invecchiare, e di nuovo, è imbarazzante che sia io a dirlo, ma siamo stati in grado di raggiungere vette sempre più alte. Quindi mi sento di avere la mia età! Mi sento 29 anni!
Ti piacerebbe riprovare a recitare di nuovo ad un certo punto?
Nulla è scolpito sulla pietra. Mi piace lasciarmi trasportare e fare quello che sento. Al momento amo davvero la musica quindi, ovviamente, sono più orientato sul fare musica.
“Spring Day” è ovviamente il risultato di un lavoro di gruppo, ma trovo la tua parte spettacolare. Cosa ti ricordi di quando avete registrato la canzone?
Per la canzone volevamo creare una specie di sensazione dolcemente sentimentale o melanconica. Quando abbiamo avuto il testo, abbiamo deciso il tema ed il tono per registrare la musica. Ho provato a riportare alla mente un sacco dei miei ricordi dolcemente malinconici, in modo che potessero essere trasferiti nella sensazione complessiva. Ad esempio, puoi provare a pensare ad un amico con cui hai perso i contatti, e prendi da quella tristezza.
Come avviene la complessa interazione vocale nei BTS? Come decidete chi canta cosa?
Allora, quando una canzone è finita la cantiamo tutti. Tutti cantiamo tutta la canzone, e dopo decidiamo quali parti sono particolarmente adatta ad una persona ed al suo stile. E cerchiamo di trovare una soluzione.
E, per finire, quando eri un trainee riuscivi ad immaginare questi livelli di successo?
Credo che all’epoca pensassi che se fossi riuscito a riunire un pubblico di 1000 persone, allora avrei raggiunto tutto quello che potevo fare. In quel periodo era quello il mio obiettivo.
Una profonda conversazione con RM dei BTS, sui primi anni del suo gruppo, Drake, se i BTS sono Kpop ed altro.
“Avevo un senso di necessità e disperazione sul rincorrere i miei sogni” dice il leader dei BTS.
“Ero un qualcuno che voleva andare in una delle migliori università, una scuola che per gli standard americani equivarrebbe ad una della Ivy League”, dice RM, il leader dei BTS. “Ero il classico studente che dava il massimo per avere risultati. E dopo mi sono fidato del signor Bang [il fondatore di HYBR] ed ho cominciato un percorso diverso. Avevo un senso di necessità e disperazione nel rincorrere i miei sogni.” I doni di RM come rapper, scrittore e produttore sono stati essenziali per lo sviluppo ei BTS, così come lo sono stati i suoi ampissimi interessi intellettuali. In un’intervista dalla sede centrale della sua agenzia, l’artista precedente noto come Rap Monster ha discusso se i BTS dovessero essere considerati K-pop, l’unicità dell’hip hop coreano, i momenti più significativi dell’era di “The Most Beautiful Moment in Life” e altro.
Recentemente hai citato il grande artista astratto Kim Whan-ki: “Sono Coreano e non posso fare nulla che non sia Coreano. Non posso fare altro oltre questo, perché sono uno straniero.” Hai detto che questa è una cosa molto importante su cui hai riflettuto molto di recente. Come si applica questa idea al tuo lavoro?
Molto del pop e dell’hip hop che ascoltavo veniva dall’America. Ma per me, come Coreano, credo che noi abbiamo le nostre caratteristiche e una specie di identità localizzata. Non so spiegarlo molto bene, ma ci sono delle caratteristiche che noi Coreani abbiamo, o magati in generali noi orientali. Quindi cerchiamo di combinare le due cose in una ed è come se avessimo creato un nuovo genere. Alcuni potranno chiamarlo K-pop, altri lo chiameranno BTS o altri ancora musica combinata Orientale-Occidentale, ma credo che sia questo che stiamo facendo. Se si pensa alla Via della Seta in passato, c’è questa idea degli orientali e degli occidentali che si incontrano su questa specie di stradone e magari c’era un po’ di compravendita. Credo che questa storia si ripeta e che qualche nuova specie di interessante fenomeno si stia verificando. Siamo onorati di esistere esattamente nell’occhio di questo grande ciclone.
C’è molto hip hop coreano che è davvero meritevole, inclusi i tuoi primi idoli -gli Epik High- che sono ancora attivi. Cosa ci sentivi agli inizi e cosa risenti ora?
C’è sempre un processo quando qualcosa di nuovo si affaccia in un’altra cultura, dove l’identità si trasforma e cambia e si adatta a questo nuovo posto. Ovviamente ci sono delle differenze tra la Corea e gli Stati Uniti che influenzano le musica. Ad esempio, la Corea non è una nazione multietnica come gli Stati Uniti. Quindi ci sono delle diverse sensibilità che sottendono alla musica. Ovviamente i rapper coreani hanno la loro unica e diversa liricità, i loro problemi e difficoltà che si inseriscono nel processo. Da coreano, sono ovviamente queste le cose in cui mi rifletto.
C’è un proverbio che dice che non c’è nulla di nuovo sotto al sole. Quindi specialmente per persone come noi, ai margini del mondo, per dirla in maniera figurata, pensiamo a come possiamo trasformarlo e renderlo nostro. Quindi sono queste le cose che penso quando cerco di bilanciare l’ispirazione proveniente da rapper Coreani ed Americani. E credo che comunque adesso ci sia un convergenza di tutti i generi musicali.
Quando avete cominciato come BTS, c’era questo conflitto nella mente di alcuni e nelle vostre tra l’idea di essere un rapper ed essere un idol, che è quello che noi chiamiamo una pop star. Magari puoi spiegarci un po’ il conflitto e perché era così importante all’epoca?
Quando ero giovane, volevo essere uno scrittore di poesia e prosa e dopo ho trovato il rap. Ed un sacco di quello che volevo fare è finito nella musica. E sì, c’era questa idea di essere puramente un tipo di artista o puramente un rapper. Quindi, all’inizio, è vero che quando stavamo debuttando come gruppo pop, ci sono stati dei momenti in cui ho come dovuto riorganizzare la mia identità e dopo riflettere su quale fosse la mia identità. Ed agli inizi non vedevamo risultati positivi, non avevamo molti fan. Non avevamo grandi risultati. Alcune volte venivamo presi in giro.
Quindi è vero che c’è voluti un po’ per quell’identità a svilupparsi e stabilirsi di per sé. Ma sai, che sai rap o musica pop, o qualunque cosa sia, è solo un altro modo per me per mostrare i miei pensieri e far sentire la mia voce e farla risuonare nelle persone. Quindi molto di quel conflitto si è risolto da solo. E credo che le cose oggi sono molto diverse da come erano nel 2013, perché anche se ci sono un sacco di discussioni ancora su cosa sia puro, cosa sia autentico, cosa sia sincero, cosa sia un artista, cosa sia un musicista pop, questi confini stanno perdendo via via di significato. Finché posso mostrare ciò che ho scritto, è una cosa valida tanto quanto il continuo del mio sogno e ciò che ho sempre voluto fare.
Sembra che i BTS abbiano trovato la loro vera identità attorno all’uscita della serie The Most Beautiful Momenti in Life. È stato il momento in cui tutto ha cominciato a formarsi. Come ripensi a quei momenti?
Nonostante il nome, Il momento più bello della vita, è stato in realtà un periodo molto tumultuoso per me e per noi. C’era l’immagine da duri che avevamo in 2 Cool 4 Skool, nelle prime esibizioni, quella specie di esasperata espressione di durezza e angoscia. E dopo ci siamo fermati un attimo ed abbiamo cercato di esprimere le emozioni dei giovani che hanno davvero poco altro oltre i loro sogni. È stato un modo di esprimersi più onesto ed abbiamo visto come abbia avuto riscontro tra molte persone.
C’era un po’ di confusione perché era qualcosa di nuovo, ci stavamo mostrando più vulnerabili, più delicati, ed era molto diverso. Ma abbiamo realizzato che era significato e nel proseguire con la serie Love Yourself, abbiamo iniziato a realizzarlo sempre di più.
So che molti fan non vedono i BTS come K-Pop. E voi, voi stessi, avete detto che “il genere è BTS”. Come lo vedete?
È un dibattito molto importante. Perché quello che chiamano K-Pop è un genere che si sta espandendo molto in fretta. Ad esempio, alcuni gruppi definiti K-Pop hanno solo membri stranieri che vengono dall’Europa, l’India, la Cina, insomma da tutte le parti. Non ci sono coreani ma fanno K-Pop. Si scambiano le parti etc etc. Anche i BTS stanno prendendo piede molto in fretta. E il K-pop adesso è così ambio come genere. Alcuni potrebbero dire che il K-Pop è per i coreani che cantano una canzone coreana. Quello potrebbe essere K-Pop. Ma allora cosa è Dynamite? Cantiamo la canzone in Inglese. Ma siamo tutti coreani, quindi qualcuno dirà che è una canzone K-Pop. O potrebbero dire che è solo una canzone Pop, perché è in inglese. Ma non ci importa davvero se le persone ci vedono come dentro o fuori dal K-Pop. La cosa importante è che siamo tutti Coreani e che cantiamo canzoni pop. Ecco il motivo per cui diciamo che il nostro genere è BTS. Il dibattito è molto importante per l’industria musicale, ma non vuol dire molto per noi membri.
Che musica ha cambiato la tua idea di cosa fosse artisticamente possibile?
Ho cominciato con Nas, Eminem, l’età d’oro dell’hip hop. Il punto di svolta è stato Drake, nel 2009, quando ha rilasciato So Far Gone. L’album è stato scioccante per me, perché era una cosa davvero strana che un rapper cantasse. Dopo quello un sacco di altri rapper hanno cominciato a cantare, decidendo di mettere melodie nelle loro canzoni che attraversavano i generi, tra il melodico e il rap. Quindi sì, è stato quello il momento.
Quando hai tappato che la tua “ombra…si chiama esitazione” cosa intendevi dire?
Può essere chiamata esitazione o cautela, ma credo che ci sia una forma di esitazione che ti impedisce di correre rischi e ti impedisce di sfidarti.
So che hai motivato i membri dicendogli che i vostri nipoti potrebbero guardare la vostra esibizione ai Grammy un giorno. È qualcosa a cui pensi spesso?
A volte mi fa venire la pelle d’oca che ogni nostro momento lascia delle tracce online che tutti possono vedere. Quindi sì, credo che ci aiuti ad essere motivati.
Alcuni attori di Film hanno un detto: “Il dolore è temporaneo, un Film dura per sempre.”
[Annuisce] La vita è breve. L’arte è per sempre.
Jungkook su “Dynamite”, l’amore verso i fan, e imparare da Ariana Grande. “Durante i miei anni da trainee, aspettavo che gli altri si fossero addormentati prima di andare a farmi la doccia” ci svela il cantante.
“Ci conosciamo da così tanto” dice J-Hope al membro più giovane del gruppo, Jungkook,“e amo come tu non sia cambiato di una virgola.” Più di ogni altro membro, Jungkook è cresciuto nei BTS: infatti, aveva solo 15 anni quando il gruppo ha fatto il suo esordio nel 2013 e, quando si è diplomato dalle superiori accompagnato dal resto del gruppo, era già famoso.
Con formidabili doti canore e di ballo, Jungkook è una pop star nata, tanto che già nel 2011 aveva diverse etichette a volerlo ingaggiare. Da allora, ha più che superato le aspettative, assumendo un ruolo chiave all’interno delle canzoni più popolari dei BTS, inclusa “Dynamite”. Dalla sede della sua etichetta a Seoul, con addosso una maglia bianca con mascherina coordinata e un cappello a secchiello nero, ci racconta del processo della creazione di “Dynamite”, la sua evoluzione vocale, la sua passione per Ariana Grande e molto altro.
Nel recente speciale TV, Let’s BTS, ho trovato molto bello come tu fossi sorpreso da tutti quei video degli Army mentre cantano “Life Goes On”. Sembrava anche ti fossi commosso. Ti ha ricordato di quanto ti manchi vedere i fan di persona? Sono una persona che ama stare sul palco e sentire i nostri fan, quindi quando il nostro tour è stato cancellato lo scorso marzo, sono rimasto molto shockato ed è stata molto dura da digerire. Adoriamo il boato delle folle e degli ARMY, tanto che quando partecipiamo a programmi TV o promuoviamo i nostri brani i nostri cuori battono all’impazzata, rendendoci sempre più desiderosi di provare tutto ciò. Come hai detto, Sentire gli ARMY cantare “Life Goes On” durante lo speciale TV ci ha ricordato il rumore della folla, e mi ha reso ancora più nostalgico.
Come ti ha influenzato l’essere essenzialmente cresciuto nei BTS? Quando sono diventato un trainee ero un adolescente, e una delle cose che credo sia stata una vera e propria manna da cielo è l’aver incontrato queste fantastiche sei persone. Credo di essere diventato una buona persona che è amata da molte persone, e sono molto grato di aver avuto gli altri membri, più grandi, a darmi feedback sia positivi che negativi.
Quest’anno ti ha aiutato a vivere un po’ più normalmente? Anche se non avevamo molto lavoro rispetto agli anni precedenti, o anche se non potevamo uscire, la nostra vita non è stata comunque ordinaria. Dovevamo comunque fare attenzione al nostro comportamento. Inoltre, il non poter andare in tour, non ha significato non poterci migliorare. Ho provato a nuove cose, e ho passato delle giornate relativamente impegnate dentro casa. Ho comunque avuto tempo per capirmi meglio, e credo di essere anche cresciuto come persona.
Le persone ti chiamano “d’oro” per la tua bravura in molti ambiti ma, come tu stesso hai detto, il titolo porta con sé molta pressione, vero?
Le persone dicono che eccello in molto, che sono (un artista, N.d.T.) a tutto tondo. Certamente, sono molto bravo in alcuni ambiti, ma non credo sia utile crogiolarsi in quei talenti e quelle doti. Credo tu possa davvero migliorare in determinate aree quando ti alleni davvero, quando ci provi davvero, quando ti ci immergi davvero. Per questo, non mi definirei davvero “a tutto tondo”. Voglio solo continuare a lavorare duramente. Ovviamente sento la pressione, ma questa pressione può anche spronarmi a lavorare sodo e a dare il meglio in ciò che faccio.
Hai ricevuto diverse offerte da diverse etichette, ma hai optato per la Big Hit grazie a RM. Cos’hai visto in lui? Non ricordo con esattezza cosa sia successo, ma ho semplicemente pensato che RM fosse davvero fantastico. Al tempo, non sapevo molto sulla carriera da cantante, ma quando l’ho visto rappare ho pensato fosse davvero grandioso. Credo che, forse, sia stato il destino a portarmi verso di lui.
Ne ho parlato anche con J-Hope ma credo sia davvero interessante dare un’occhiata ai BTS del debutto, al loro stile nel vestire e alla loro musica, e vedere come siano cresciuti. Cosa pensi quando ricordi quei tempi, quelle canzoni e video? Quando abbiamo debuttato, avevamo questo make-up pesante, con l’eyeliner, e degli outfit molto scuri. In quel periodo, la nostra etichetta era relativamente piccola e non avevamo grandissimi budget per i look. Ora, invece, spendiamo molto tempo in meeting per selezionare gli outfit e i look che meglio si addicono alle canzoni e agli album. Credo che l’impatto visivo sia molto importante, così come lo sono anche le canzoni e le coreografie – tutti gli elementi sono importanti.
Potresti condividere qualche ricordo sulla registrazione di “Dynamite”?
Credevo di star facendo bene nel cantare i miei versi nella maniera corretta e con la giusta pronuncia ma, quando abbiamo cominciato a registrare e a provare la canzone, ho realizzato che c’erano alcune cose sulla quale dovevo ancora lavorare. Ad esempio, la mia pronuncia non era buona. Semplicemente, la mia lingua non era abbastanza sciolta da permettermi di cantare quelle frasi in inglese! Abbiamo comunque continuato a provare, e col tempo è diventato tutto più naturale. È stata una buona esperienza formativa.
La canzone “Euphoria” è uno dei tuoi momenti migliori. So che sono già passati alcuni anni, ma cosa ricordi del processo creativo di quella canzone? “Euphoria” mi piace molto tra tutte le canzoni dei BTS, specificatamente perché ha una voce tra il ragazzino e l’uomo adulto. Questo è quello a cui pensavo mentre la registravo. Ho dovuto trasmettere quelle emozioni mentre cantavo, e ho pensato di aver perso la mia voce originale, di non saper più cantare. Credo che tutto questo venga trasmesso molto bene nella canzone. Dopo aver ascoltato il risultato finale ho pensato “Wow. sono stato davvero bravo”.
Quali altri artisti ti hanno dato qualcosa a cui aspirare? Se c’è qualcosa che mi ha davvero colpito è stato quando, durante una delle nostre tappe oltreoceano, ho avuto modo di assistere ad un concerto di Ariana Grande. Mi ha molto colpito la sua presenza scenica. Lei è molto minuta, e la potenza della sua voce, unita alla sua presenza scenica, sono davvero impressionanti. Era davvero qualcosa che volevo emulare e da cui volevo imparare. Mi ha dato la voglia di continuare a crescere. In generale, ho provato ad ascoltare diversi generi musicali. Per arrivare ad avere la voce che ho ora, ascoltavo canzoni diverse e cercavo di cantare a tempo, cercando di imparare a cantare come gli artisti di quelle canzoni.
Gli altri membri hanno detto che, quando eri più giovane e avevate appena iniziato, eri un po’ timido e introverso. Cosa ti ricordi a proposito? (Ride) Nei miei anni da trainee, aspettavo che gli altri si addormentassero prima di fare la doccia, nel cuore della notte. Credo che il tempo risolva davvero tutto. Se spendi così tanto tempo con le stesse persone, la tua personalità ne sarà influenzata. Gli altri membri hanno avuto un’enorme influenza su di me, e mi sento a mio agio (con loro) perché sono delle belle persone. Mi hanno incoraggiato ad aprirmi a loro e a maturare in una. buona persona.
Di tutti questi anni, qual è stato il momento più strabiliante? Raggiungere la vetta delle chart (americane), essere nominati ai Grammy e ricevere tutti quei premi sono tutti stati dei momenti grandiosi, ma credo che il momento più bello della mia vita, da quando sono nato fino a quando morirò, sia stato vedere gli ARMY dal palco. E questo non cambierà mai.
SUGA spiega come i BTS hanno ancora fame dopo la conquista del mondo.
“Delle volte mi chiedo perché dobbiamo passare così tante ore in studio” dice SUGA.
Con i suoi testi toccanti e pungenti, il suo flow così carico di tecnica da riuscire a toccare l’intensità emotiva di Busta Rhymes, la lunga lista di crediti per produzione e composizione e un’indomabile etica professionale, SUGA è una parte indispensabile dell’identità artistica del gruppo. Ad aprile, vestito in un berretto grigio, una mascherina bianca e un parka nero, Suga ha parlato della sua battaglia contro la depressione, del suo processo creativo, sul volere di più dopo la conquista del mondo e molto altro.
L’anno scorso sei stato operato alla spalla per una ferita che credo risalga ai tuoi giorni da trainee. Come ti senti?
Mi sento molto meglio. Devo ancora sottopormi a fisioterapia, ma sto decisamente meglio. La ferita, come hai detto, risale ad un incidente in cui sono rimasto coinvolto quando avevo 20 anni, e da allora la situazione ha continuato a peggiorare, tanto che mi è stato consigliato di sottopormi ad un’operazione. Fortunatamente, avevo ancora abbastanza tempo per essere operato, quindi è ciò che abbiamo fatto.
È davvero sorprendente come tu sia riuscito ad eseguire quelle coreografie elaborate con quella ferita. Come hai fatto?
Fino all’anno precedente all’operazione, se non erro, ricevevo cure e iniezioni quasi una volta al mese. C’erano dei momenti in cui non riuscivo ad alzare il braccio, o a fare una serie di movimenti durante i concerti. Non si trattava del dolore, quanto più se sarei stato in grado di continuare ad esibirmi. Quando ti esibisci non senti dolore, anche grazie all’adrenalina in circolo. Il dolore lo senti il giorno dopo, quando non riesci a muovere il braccio.
Nella canzone “First Love” parli di come ti sia avvicinato al piano e alla musica sin da piccolo. Il testo sembrerebbe mostrare come il tuo amore per la musica sia anche ragione di tormento. Puoi approfondire il concetto?
Quando ho scritto “First Love”, volevo trasmettere diverse emozioni, perché il primo amore non porta solo emozioni positive; C’è anche un lato più amaro. Ho discusso con Mr. Bang di questa metafora che unisce il primo amore alla prima volta che ho scoperto la musica.
L’oggetto dell’amore è un pianoforte, ma potrebbe essere qualsiasi altra cosa – un amico, o un’altra entità. Dopo di che, ho voluto parlare di quali emozioni si provano.
Nei tuoi testi, sei sempre stato aperto nel parlare di depressione e altri problemi. Come stai ora?
Ora mi sento bene, ma quel tipo di emozioni negative vanno e vengono. È un po’ come l’inverno, può ritornare tra un anno, un anno e mezzo.
Quando sento le persone dire che si sentono confortati e consolati ascoltando quella musica e da quei testi che esprimono le mie emozioni, mi sento bene. È molto incoraggiante. Credo che, per tutti noi, sia importante non nascondere queste emozioni. Credo che queste vadano discusse ed espresse. Qualsiasi emozione io stia provando, sono pronto a parlarne, oggi come in passato.
Hai scritto molte canzoni per i BTS, per te, e anche per altri artisti. Qual è il tuo processo creativo?
Il processo che seguo è diverso per ogni canzone. A volte tutto inizia da una parola che mi viene on mente, altre volte una persona mi dice chiaramente come vorrebbe che la canzone si sviluppasse. Molte volte, decidiamo un tema, e da li lavoriamo liberamente sul tema scelto. Generalmente, però, quando lavoro ad una canzone creo prima la base, poi la melodia e il rap e infine il testo. Questo è ciò che generalmente faccio.
Come va con la chitarra?
Visto che la mia spalla è molto migliorata, ho ripreso a suonarla. Sto suonando canzoni di altri artisti per imparare, e non vedo l’ora, in un futuro molto lontano, di poter cantare e suonare allo stesso tempo. Questo è il mio obbiettivo.
In “Dope” rappi un verso molto interessante sulla gioventù che marcisce in uno studio. Hai mai rimpianti in proposito?
Non rimpiango il lavorare in studio. Quei giorni e quel periodo mi hanno dato l’opportunità di arrivare dove sono ora, quindi non ho rimpianti. Tuttavia, alcune volte penso “perché devo passare così tanto tempo in studio?” (ride) “Perché non sono stato più veloce?”. Avevo quella mentalità del “lavorare come un mulo”. Perché non mi sono riposato un po’ di più o non mi sono rilassato? Delle volte ci penso.
Tu, RM e j-hope usate molto doppi e tripli sensi e altri tipi di giochi di parole che per chi non parla coreano non sono così immediati, e che le traduzioni non possono trasmettere del tutto. È frustrante per voi che alcuni fan internazionali possano non recepire alcune cose?
Sono cresciuto ascoltando hip-hop americano, e il mio inglese non è molto buono. Di conseguenza dovevo leggere i testi e la loro traduzione. Chiaramente, non potevo capire quelle sottigliezze linguistiche che per i madrelingua erano i versi chiave, le strofe importanti e le punch line. Credo che sia un inevitabile effetto della barriera linguistica. Credo sia importante trovare un intermezzo che permetta a persone di diverse lingue e culture di capire il testo, ed è ciò che noi proviamo a fare quando scriviamo, così che i nostri testi siano capiti da chi parla altre lingue. Sto anche studiano inglese, per cercare di familiarizzare con questa lingua. Se fossimo in grado di farci capire sia da chi parla coreano che da chi parla inglese sarebbe fantastico ma, di nuovo, anche io ci sono passato.
C’è un aneddoto secondo cui i tuoi genitori non volevano tu rappassi, e che ti hanno anche strappato dei testi. Come ti ha influenzato tutto ciò?
I miei genitori non capivano il rap. Sono della generazione precedente alla mia, e non lo hanno mai ascoltato, non faceva parte del loro repertorio musicale. Era quindi ovvio che si opponessero a ciò che facevo e, se pensiamo anche che quello del musicista è un mestiere molto instabile, posso perfettamente capire perché erano contrari a ciò che stavo facendo. Credo che tutto questo mi abbia motivato e mi abbia aiutato a lavorare più duramente perché avevo qualcosa da dimostrare. Dovevo dimostrare ai miei che tutto questo era possibile, e questo mi ha motivato a lavorare più duramente.
Dopo tutto quello che i BTS hanno ottenuto, come fate a rimanere affamati?
Sono una di quelle persone che non solo crede che le persone cambino, ma che debbano cambiare, ma credo anche sia importante rimanere affamati. Nel momento in cui sentiamo davvero quella fame, fissiamo delle routine che rimangono con noi e ci cambiano come persone. Credo che siamo ancora in grado di capire cosaci ha reso così affamati all’inizio, e quindi siamo in grado di mantenere la nostra etica professionale e di mantenere il nostro essere affamati, anche se cambiamo come persone. Ora credo che siam sempre più affamati! Arrabbiati e affamati (ride).
V sul suo imminente mixtape, il suo amore per “Il padrino” e sull’essere stato “il membro segreto”.
“Quando mi hanno detto che sarei stato il membro segreto dei BTS, ho creduto mi avessero escluso dal team” confessa V.
Sin dall’inizio V, cantante, compositore e produttore, è stata l’arma segreta dei BTS. La sua voce, ricca e profonda, è un piacevole contrasto a quella dei suoi compagni, e il cantante non ha paura di usarla, nemmeno in brani sensuali e dalle tonalità R&B come “Intro: Singularity”. Con una passione per il Jazz e la musica classica, V ha iniziato la sua carriera musicale come saxofonista e, esattamente come il resto dei BTS, trova ispirazione dagli artisti più disparati: da Sammy Davis Jr, a Sam Cole, passando per i Coldplay (la loro recente cover di “Fix You” sembrerebbe essere stata una sua idea).
In una mattina di aprile, indossando un cappello newsboy, un parka nero e una maschera bianca con il logo della sua etichetta, V ci racconta del suo mixtape in arrivo, della sua ammirazione per Elvis Presley, dei suoi film preferiti e molto altro, il tutto sorseggiando un succo d’arancia.
So che ieri avete preso parte ad un variety show dopo molto tempo. Com’è andata?
Era la nostra prima apparizione dopo 5 anni. Ero molto nervoso e teso, quindi non ho dormito molto. Quando siamo arrivati per le riprese, il conduttore del programma è stato molto cordiale e disponibile, quindi alla fine mi sono trovato molto bene. Anche ieri sera non ho dormito molto, perché sapevo di quest’intervista.
Mi spiace!
(Ride) No, no, no.
So che stai lavorando duramente. al tuo mixtape e che la sua uscita è stata posticipata. Credo tu senta molta pressione per realizzarlo nel miglior modo possibile. Come sta andando?
Fino ad ora abbiamo creato musica sempre e solo come gruppo, e lavorare al mio mixtape significa occuparmi da solo di tutte le canzoni dell’album. Significa che devo prendere parte alla scrittura di tutti i testi, alla creazione di tutte le melodie e alla produzione di tutte le canzoni. Sento un po’ di pressione, perché devo gestire tutto ciò che in genere faremmo in gruppo. Nonostante questo, trovo che il lato positivo sia che posso mostrarmi per ciò che sono e rilasciare della musica che mostri la vera essenza di Kim Taehyung, di V, a tutti gli ARMY. È una grande opportunità, ed è questo ciò che rende questo progetto così divertente e appagante.
Qual è l’attuale previsione di rilascio?
All’inizio pensavo di rilasciarlo l’anno scorso, ma il processo si è dimostrato più arduo e complesso del previsto. Ho quindi deciso di posticipare l’uscita all’inizio di quest’anno, ma di nuovo, il processo è stato più complesso e difficile del previsto! Al momento sto quindi pensando alla fine di quest’anno.
Tu hai già rilasciato una traccia solista: “Sweet Night”, usata come colonna sonora in TV. Che cosa hai imparato da quell’esperienza?
Quella canzone è stata usata come colonna sonora per un progetto di una persona che conosco molto bene (Park Seo-joon, attore e precedentemente compagno di cast di V), ma in realtà sarebbe dovuta far parte del mio mixtape. La canzone è molto personale, ed è stata creata basandomi sul mio desiderio di avere una nottata di buon riposo.
“Blue & Grey” è una canzone stupenda. Hai detto di averla scritta in un periodo in cui per te era difficile lavorare e non eri felice. Qual era la parte difficile?
Quello era il periodo in cui il COVID si stava espandendo e diventava una questione sempre più seria. Avevamo lavorato duramente alle nostre performance di “ON”, e ciò che per me era difficile era non poter mostrare agli ARMY ciò su cui avevamo lavorato così duramente. Sui social avevo scritto “preparatevi, stiamo per mostrarvi delle performance incredibili!”, quindi è stato molto frustrante non poterlo fare. Mi ha reso molto triste. Credo che in parte fosse anche dovuto ad una sorta di burn-out da lavoro.
Ci sono stati alcuni aspetti positivi in quest’anno?
Mi ha permesso di concentrarmi su una sola cosa. Prima della pandemia, ero così impegnato da non potermi davvero concentrarmi su nulla. Se avessi voluto fare qualcosa di nuovo, avrei potuto dedicarmici solo sommariamente, senza poter davvero dedicarci molto tempo. In quest’ultimo anno, ho avuto molto tempo per concentrarmi sul mio lavoro. Ho potuto produrre di più, scavare più a fondo nella mia musica. Prima credevo che le mie melodie fossero piuttosto semplici, che non fossero nulla di intricato. Quest’anno, sono riuscito a concentrare le mie energie sulla mia musica, sull’ascoltare più musica, e sul pensare a diverse cose. Credo che questo mi abbia aiutato a mettere più energie nel lato della produzione della musica. Ho avuto molto tempo per dedicarmi alla produzione e per creare buone melodie, ma ho anche avuto molto tempo anche per starmene seduto e vegetare (ride). Anche questo mi ha aiutato.
So che ti piacciono diversi generi musicali. Raccontami alcuni dei tuoi idoli.
Dal punto di vista musicale, i miei idoli cambiano in continuazione. Come sai, ieri era Elvis Presley, ma oggi potrebbe essere qualcun altro. Credo questa sia una mia preferenza personale, ma preferisco l’Elvis, più maturo, quello dei suoi ultimi anni. Ci sono molte canzoni famose di Elvis, ma credo ci siano molti suoi pezzi meno conosciuti e meno prominenti nella sua discografia. Per questo, quello che vorrei fare, è ascoltare ogni singola canzone, anche se è di un solo minuto. Non solo quelle più famose, ma anche quelle più nascoste.
Ci sono molte canzoni grandiose degli anni ’50, ma hai ragione, quelle dei suoi ultimi anni come “Kentucky Rain” e “Suspicious Minds” sono tra le migliori.
Se puoi consigliarmi delle canzoni da ascoltare, lo farò!
Ti farò una playlist. Allora, com’è stato essere “il membro nascosto” dei BTS?
Ad essere davvero, davvero sincero, quando me lo hanno comunicato credevo che avessero deciso di non includermi nel team.
Ora ci ridi su, o è ancora un ricordo un po’ traumatico?
Di sicuro, ora posso riderci su. Almeno finché posso rinfacciarlo al nostro CEO, il capo della nostra etichetta, e prenderlo per i polsini. Ma si, ci rido su.
Ho sentito che ti piacciono i vecchi film. Quali sono i tuoi preferiti?
Mi piacciono i vecchi film, ma anche quelli che, anche senza essere troppo vecchi, sono comunque dei classici. Ad esempio, Il Padrino è una pellicola che ho molto apprezzato, e Le Iene è uno dei miei film preferiti di sempre. A dire il vero, Il Padrino l’ho visto solo recentemente. Un mio amico mi ha detto “è molto lungo, mi sono addormentato a metà”, quindi ho pensato “è davvero così noioso?”. Quando l’ho visto e ne sono rimasto molto colpito, soprattutto dal carisma del padrino (Marlon Brando), dal resto degli attori e dalla produzione. E poi, di nuovo, il suo carisma (di Brando, N.d.T.) è una presenza costante in tutto il film.
Tu hai una breve esperienza di recitazione nel TV drama Hwarang. Ti piacerebbe recitare ancora in futuro?
È qualcosa a cui sto pensando per quando supererò i 30.
Traduzione italiana a cura di BTS Italia (Fab & Bea).
Prendere solo con i credits.
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