Recensione di “D-DAY” di Agust D
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Recensione di “D-DAY” di Agust D

Lezioni e liberazione regnano nella parte finale della trilogia del rapper dei BTS

Sette anni dopo il primo rilascio sotto pseudonimo, Suga porta questo capitolo del suo lavoro individuale ad una fine con contenuti sociali e personali che fanno riflettere


Agust D - aka Suga dei BTS - apre il suo primo album in studio sotto questo soprannome in un’atmosfera che non è comunemente associata al lavoro da solista del rapper. “D-Day is coming, it’s a fucking good day (D-Day sta arrivando è una fottutissima bella giornata)” ci dice dopo il ritornello che dichiara “il futuro andrà bene / Ok ok, guardo allo specchio e non vedo dolore”. Qui suona quasi gioioso, come se questo sentimento di contentezza fosse una rivelazione. Dato che ha rilasciato il suo mixtape di debutto sotto questo pseudonimo nel 2016, il lavoro di Suga fuori dai BTS è sempre stato tipicamente collegato alla rabbia, anche se - in particolare in “D-2” uscito nel 2020 - c’è sempre stato qualcosa in più di questo. Ma la spina dorsale del D-DAY è l’idea della liberazione e questo disco lo vede in gran parte allontanarsi da quelle vecchie emozioni spigolose, liberandolo e immettendolo nel ruolo di saggio commentatore sociale e - a volte - protettore.

Sebbene la vecchia rabbia di Agust-D abbia raggiunto il punto di ebollizione (il limite) ed è evaporata via, questo non vuol dire che nel “D-DAY” ci siano arcobaleni e tramonti su come condivide la sua prospettiva nel mondo. Nel morbido incidere di “Polar Night”, affronta il tema della divisione che sta lacerando la società e mette in evidenza i difetti degli atteggiamenti giusti che adottiamo nei confronti dei nostri cittadini. “ Se non sei dalla stessa parte, siamo nemici” osserva “una scelta estrema/ la correttezza politica quando mi fa comodo/ ma tengo la bocca chiusa quando è troppo fastidioso per me/ un atteggiamento selettivamente ipocrita, un comportamento scomodo”: con l’avanzare della strofa, cresce anche il disprezzo nella sua voce.

Su “Haegeum” , il cui titolo si riferisce sia allo strumento tradizionale a corde presente nel brano che alla parola coreana che significa “liberazione”, Suga fa un’argomentazione a favore dell’eliminazione “con le sciocchezze” che ingombrano online e nel mondo e trova una nuova libertà. “Libertà di espressione / potrebbe essere la ragione della morte di qualcuno” dice con decisione “La potresti considerare ancora libertà?”.

Un po’ di questa vecchia rabbia inizia a ribollire di nuovo con “HUH?”, in cui collabora con il membro J-Hope ed è incentrato su un’oscuro mantra: “Qual è la merda che sai su di me?” domanda Suga “Fanculo a questa merda che pensi di sapere su di me”. Non si tratta di rabbia fine a se stessa però, poiché la sua presa di posizione nei confronti di idee sbagliate si collega alle sue osservazioni più avanti: “Milioni di notizie e pettegolezzi, il cattivo nell’era dell’informazione”

Se “D-Day” rappresenta la liberazione dal sentirsi in un certo modo, allora ancora di più rappresenta la liberazione dal permettere che il passato e il presente e ciò che vi accade, ci controllino. “Il passato è andato, il futuro è lontano,” Suga ci dice. “Di cosa hai paura?" è un argomento su cui torna in modo meno esplicito alla fine di ‘Life Goes On’ mentre elenca sentimenti di paura tornati a causa di vecchie reminiscenze. Al posto di permettere loro di avere potere su di lui, li riconosce come innocui fantasmi e residui di vecchie vite.

Liberarci dal passato e diventare ignoranti verso le cose che abbiamo passato e attraversato, sono due punti molto differenti e la canzone eccezionale dell’album ‘Amygdala’ esplora alcuni dei momenti più dolorosi per Suga, l’intervento al cuore della madre, la sua spalla ferita, il cancro al fegato di suo padre. ‘Tutte queste sofferenze sono per il mio bene?’ si domanda accompagnato da torbidi riff rock e ritmi taglienti, prima di suggerire come quei traumi l’abbiamo portato ad una nascita più resiliente. “Ciò che non mi ha ucciso mi ha solo reso più forte / sto fiorendo come un fiore di loto ora”

Amydgala’, come potresti aspettarti dal tema principale, è molto struggente. Nel ritornello, il musicista fa una preghiera commovente alla parte del cervello che processa i traumi: “Amigdala mia, per piacere mettimi in salvo, per favore mettimi in salvo / Amigdala mio / fammi uscire, per favore fammi uscire.” Come canta, la sua voce diventa più cruda e rauca, strati di autotune che si aggiungono all’emozione.

Per intero, e nonostante i cambiamenti che ha affrontato nel corso degli anni, ‘D-DAY’ sembra inimitabilmente Suga o Agust D. I collaboratori che appaiono sull’album non lo distraggono, al contrario lo completano.

Su ‘HUH?!’, j-Hope abbassa la sua voce in un quasi-sussurro minaccioso, portando nuove dinamiche alla consegna urgente del suo compagno di band. Penultima traccia ‘Snooze’, al contrario, presenta due nuovi associati creativi - Woosung dei The Rose e il compositore leggendario Ryuichi Sakamoto. Sul piano saldo e toccante di Sakamoto, la voce vellutata di Woosung esterna il messaggio delicato e confortante del testo di Suga, che offre accettazione e il supporto ad artisti aspiranti che intendono seguire i suoi passi.

Un album ricco e vario che scorre da instrumental atmosferici (‘Interlude: Dawn’) al ritmo liscio di ‘SDL’, su ‘D-DAY’ Agust D è infermabile, una forza che fa riflettere, terminando la sua trilogia nel modo migliore. Queste sono canzoni che possiamo usare per aiutarci a guidarci attraverso la modernità, sia come insegnanti o come alleati attraverso il buio. Come dice in ‘Polar Night’, “Il mondo è una cazzata, ma tu non devi esserlo / Quindi apri i tuoi occhi e vedi il vero mondo”

 

Traduzione a cura di BTS Italia.

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